
Il caso Sanac alla Camera. Le opposizioni tornano a incalzare il Governo
La vertenza Sanac torna all’attenzione del Governo con un’interrogazione a risposta scritta presentata mercoledì alla Camera dalla deputata Francesca Ghirra e sottoscritta da altri 15 parlamentari, fra Alleanza Verdi e Sinistra, Pd, 5 Stelle e Misto+Europa indirizzata al Ministro delle imprese e al Ministro del lavoro. I punti principali della richiesta, anche alla luce della nuova asta per la vendita del gruppo con i 4 stabilimenti fra cui quello di Massa, sono pochi ma chiari: i deputati vogliono sapere dal Governo "se e quando intendano riconvocare il tavolo ministeriale, quali iniziative di competenza intendano intraprendere per salvaguardare i livelli occupazionali cercando di riportare gli ordini di materiale refrattario da Acciaierie d’Italia verso Sanac". Far ripartire gli ordini da Taranto verso Sanac è il nodo chiave per risolvere una vertenza che per ora lascia poche speranze agli operai. Nell’interrogazione i deputati ripercorrono la storia di Sanac, in amministrazione straordinaria dal gennaio 2015, "che fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai, lavorando per quasi il 60% del suo fatturato per lo stabilimento Acciaierie d’Italia a Taranto" ricordando anche come il bilancio 2021 fosse stato chiuso in utile e la stabilizzazione di 12 lavoratori, prima dello stop alle commesse da Taranto e il crollo produttivo e operativo. Una situazione che sta "accelerando il depauperamento delle capacità produttive e del capitale umano dell’azienda" con l’aumento degli ammortizzatori sociali che "sta toccando punte del 6070%". Per i deputati "Sanac è vittima di un cortocircuito per cui un’azienda partecipata da Invitalia sta condannando e penalizzando un’altra azienda in amministrazione straordinaria gestita da commissari nominati dal Governo" ed è per questo che sostengono la richiesta delle quattro Regioni per la riapertura del tavolo ministeriale "per affrontare i nodi del bando di vendita e degli ordinativi".
Sul caso Sanac interviene anche il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo. "Il governo Meloni – dice – deve imporre a Arcelor Mittal di partecipare al bando per i quattro stabilimenti Sanac in Toscana, Sardegna, Piemonte e Liguria. Questi siti produttivi possono essere rilanciati come parte della filiera ex Ilva a cui hanno da lungo tempo fornito i materiali refrattari. E’ assurdo che il Governo continui a mettere soldi pubblici in Acciaierie d’Italia senza pretendere dalla multinazionale che venga salvaguardata l’occupazione nel nostro paese. Non è accettabile che da un lato Arcelor Mittal riceva iniezioni consistenti di risorse pubbliche mentre per rifornire l’ex Ilva si rivolge all’estero a sue aziende con costi maggiori e minore qualità dei materiali. Torniamo a ribadire che la soluzione definitiva sarebbe l’acquisizione del controllo pubblico di Acciaierie d’Italia per garantire sia gli stabilimenti siderurgici dell’ex Ilva che le aziende Sanac. Il sovranismo della destra era solo marketing elettorale. La realtà è che il Governo è al servizio della multinazionale. Nei territori dove sono presenti gli stabilimenti Sanac bisogna fare pressione affinché il Governo si dia una mossa".