I tempi dell ’Alhambra: "Ora un altro mondo. E si dà ragione ai figli anche se sbagliano"

Dino Neri condivide la preoccupazione del prefetto sul fenomeno droga "Oggi i ragazzi di 14 anni non hanno più rispetto di niente e di nessuno. La famiglia, che dovrebbe educare, spesso si gira dall’altra parte".

I tempi dell ’Alhambra: "Ora un altro mondo. E si dà ragione ai figli anche se sbagliano"

I tempi dell ’Alhambra: "Ora un altro mondo. E si dà ragione ai figli anche se sbagliano"

E’ il suo mondo da una vita e per questo non può avere segreti. Ha visto la notte, il divertimento, la felicità. E ha assistito anche alla crisi del settore e al lento ma inesorabile passaggio delle mode. Ma Dino Neri, storico gestore della discoteca Alhambra di Sarzana e presidente provinciale Silb, non ha mai preso le distanze dalla gestione dei locali e anche adesso, alla soglia degli ottanta anni, è ancora impegnato nella conduzione del New Beach Club a Marina di Carrara. Nel quale ha riscoperto anche il primo ’amore’. "Mi sono rimesso a fare il disc jockey. O meglio il manovratore, come sono stato definito all’inizio della mia carriera passando da cameriere nei locali a uomo della musica".

Come arriva all’Alhambra?

"Essendo sarzanese la frequentavo da ragazzino. Ho conosciuto nel 1968 nella sala da ballo mia moglie Ernesta e nel 1973 sono arrivato come dj e poi nel 1983 mi sono proposto di prenderla in affitto e ho portato a avanti la gestione fino all’autunno del 2000. Anzi in quell’autunno non siamo mai partiti. Troppi problemi ed esposti sul rumore, nonostante i nostri impegni e investimenti".

Cosa ha rappresentato per lei?

"I migliori anni della nostra vita – potrei dire con una canzone – perché in realtà è stato così. Erano anni meravigliosi, fatti di sano divertimento e felicità. Poi lentamente qualcosa è cambiato. Per qualche anno, seppur in rimessa, ho provato a andare avanti ma stavo rischiando davvero troppo economicamente e allora a malincuore ho ceduto".

Qual è stato il momento in cui ha capito che stava tramontando il mito?

"Abbiamo provato a seguire le mode. La discoteca pomeridiana non funzionava più. Allora abbiamo preso spunto da altri e organizzato i famosi fuori orario. Uno sbaglio enorme. Gestire una discoteca in quelle condizioni è improponibile. All’inizio conoscevamo le teste calde e anche far convivere ragazzi di varie zone era più semplice. Su duemila persone potevano essere 50 da seguire e bastavano poche parole per tenerli a bada...".

Poi cosa è successo?

"La figura del buttafuori non è più stata rispettata e la discoteca è diventata un luogo di spaccio di droga. Un clima incandescente nel quale però non si poteva certamente far intervenire le forze dell’ordine ogni dieci minuti".

Girava tanta droga nelle discoteche?

"In tutte le discoteche e non solo all’Alhambra e purtroppo sta tornando prepotentemente. Un fenomeno che conosco bene perché ho accompagnato tanti ragazzi a San Patrignano".

Nei giorni scorsi il prefetto della Spezia ha espresso preoccupazione sul consumo di stupefacenti tra i giovanissimi. Condivide?

"Perfettamente. Vorrei complimentarmi con il prefetto per aver speso parole chiare e richiamato alla responsabilità anche i genitori, che spesso si voltano dall’altra parte".

Che ruolo può svolgere oggi la discoteca?

"E’ cambiato il mondo. Adesso i ragazzi di 14 anni non rispettano nessuno. All’Alhambra avevo anticipato i tempi e introdotto il ’daspo’. Chi si comportava male stava fuori 2-3 domeniche. Poi quando mi hanno messo sotto processo con l’accusa di sequestro di persona perché avevo portato in ufficio un gruppetto di ragazzi che si menavano in sala ho capito che stavamo andando in una direzione sbagliata. Se le famiglie appoggiano i figli e li sostengono anche quando hanno commesso un errore è la fine".

Una nuova Alhambra è possibile?

"Bisognerebbe ricreare la discoteca con regole certe e ruoli tutelati. Adesso ci sono centinaia di locali che di giorno sono bar e la sera si trasformano in altre cose: diventa anche difficile la gestione".

Massimo Merluzzi