I lavoratori della Sanac tornano in piazza "Non andremo in Regione, vogliamo fatti"

Cgil, Cisl e Uil stanno organizzando un sit-in con corteo. E intanto Nardi (Pd) attacca il ministro Giorgetti (Lega): "E’ assenteista"

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di Andrea Luparia

Quando il gioco si fa duro, si diceva un tempo, entrano in campo i duri. Nel caso Sanac, i giocatori sono gli stessi ma questa volta sindacati e lavoratori non vogliono più sentire assicurazioni, rassicurazioni e belle parole. E come primo atto, hanno deciso di non presentarsi davanti alla commissione regionale per lo sviluppo economico. L’incontro doveva esserci questa settimana ma non si svolgerà. Come secondo atto, domani alle 9,30 ci sarà un sit-in davanti alla fabbrica con successivo corteo. E non sono escluse iniziative eclatanti. Perchè questa volta i cento dipendenti dello stabilimento (più l’indotto) chiedono fatti, non simpatia. Il no all’incontro è uno “schiaffo“ alla Regione Toscana, a chi la rappresenta localmente e a chi ha sollecitato il faccia a faccia? Il testo firmato da Nicola Del Vecchio, segretario provinciale Filctem-Cgil, Stefano Tenerini, segretario Femca-Cisl Massa Carrara e Massimo Graziani, segretario Uiltec Lucca Massa Carrara, parla chiaro: "Non intendiamo più prestarci ad iniziative di questo tipo. Il tempo della solidarietà è finito adesso servono risposte. Chiediamo alla Commissione sviluppo economico della Regione e a tutte le istituzioni locali e regionali, di essere al nostro fianco nelle prossime iniziative di lotta che assieme ai lavoratori metteremo in atto - si legge nel testo firmato dai tre sindacalisti – . Sono mesi che come organizzazioni stiamo chiedendo un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, purtroppo senza successo.

A seguito dell’assenza della società aggiudicatrice (Arcelor-Mittal ndr) presso lo studio notarile per il perfezionamento dell’acquisizione, la gestione commissariale sta procedendo con l’escussione della fidejussione e con l’indizione di una nuova gara per l’acquisizione del gruppo Sanac. Sanac non sta più ricevendo ordini da parte di Acciaierie d’Italia dal mese di giugno. Prima circa il 60% della produzione di materiali refrattari andava ad Acciaierie d’Italia (agli altiforni di Taranto ndr). Se questa situazione si protrarrà, ci saranno notevoli problemi produttivi, di efficienza e occupazionali, come già detto dai commissari, con un forte incremento della Cassa integrazione e la possibile chiusura di siti produttivi. Questi elementi (nuovo bando e mancanza di ordini), possono mettere a repentaglio la sopravvivenza del gruppo, dopo i buoni risultati raggiunti in questi 9 mesi del 2021".

In soldoni. Quest’anno Sanac ha potuto aumentare non poco gli ordini extra Taranto grazie a prodotto buoni ma anche al fatto che gli ordini dell’ex Ilva permettevano di tenere bassi i prezzi delle materie prime da comprare. Se il grosso degli ordini sparisce, è chiaro che dovrà ritoccare verso l’alto i prezzi dei refrattari che produce. E non è detto che i clienti accettino.

Ieri su Sanac è intervenuta Martina Nardi, deputata Pd e presidente Commissione attività produttive della Camera presentando una interrogazione parlamentare. "Giorgetti ha gravissime responsabilità. È inammissibile che un’impresa controllata dallo Stato costringa al fallimento un’azienda nazionale in amministrazione controllata favorendo commesse estere. Il ministro –scrive la Nardi – venga in Parlamento per spiegare il suo assenteismo e cosa il Governo vuol fare per garantire continuità occupazionale e produttiva. C’è stata, in questi mesi, una parte della politica che ha cercato di trovare soluzioni e chi invece, a partire dal Ministero, ha fatto di tutto per affossare l’azienda: assegnazione di commissioni ex Ilva ad imprese estere, crediti non pagati nei tempi stabiliti, continui rinvii per l’acquisizione scaduta nei giorni scorsi. Come parlamentari del territorio da luglio attendiamo una data per incontrare il ministro".