"Gli americani? Sono già arrivati. Cercano aria sana, natura e cibo"

La presidente degli Operatori della Lunigiana: "Serve supporto dal pubblico"

Non è una novità l’attenzione dell’America per la presidente dell’associazione Operatori Turistici della Lunigiana Giovanna Zurlo. "Non mi stupisce l’articolo del New York Times perché noi già nell’ultimo quinquennio abbiamo registrato un incremento del settore americano davvero sorprendente – dice –. Prima guardava alla Liguria con le Cinque Terre, ma da un po’ sono arrivati anche in Lunigiana, tanti soprattutto lo scorso anno". Sono richiamati dall’ambiente incontaminato, dalle attività escursionistiche a piedi o in bike e, non ultimo, dal buon cibo. I social media hanno fatto da cassa di risonanza e con il passa parola digitale i viaggiatori sanno già dove andare, cosa vedere e cosa fare. Ma il territorio è pronto ad accogliere l’ondata yankee?

" Intanto c’è bisogno di non perdere il vantaggio competitivo acquisito col dopo Covid – dice Zurlo –: la riscoperta dei borghi minori, della natura. Gli imprenditori privati e pubblici devono migliorare l’accesso all’outdoor e ai prodotti turistici. I Parchi di Apuane e Appennino, con i dovuti investimenti, possono offrire attrattive ulteriori. L’imprenditore privato può mettere in atto tutte le strategie dell’accoglienza cercando di intercettare nuove domande, ma poi è necessario un supporto pubblico".

La Lunigiana negli ultimi 10 anni ha visto uno sviluppo notevole di strutture ricettive e prodotti turistici legati all’outdoor. Cosa manca? "Secondo me la visione e la coscienza di quello che il territorio possiede: non ci possiamo crogiolare sulla bellezza del patrimonio, bisogna attivarsi e cercare di indirizzare le energie verso obiettivi condivisi. Il turismo in Lunigiana sta trainando anche le attività commerciali, soprattutto nei borghi e in centri come Pontremoli e Fivizzano, nel periodo da aprile a ottobre. D’inverno le attività fanno più fatica. Bisogna difendere i servizi e la presenza del commercio anche nelle frazioni. Oggi si può fare investendo sul turismo".

Quale ruolo giocano i beni culturali per i visitatori stranieri? "Sono una vetrina importante: la Lunigiana è sempre stata vista come la terra dei castelli, anche se non tutti sono visitabili, di pievi e borghi medievali. Ma non possiamo venderla al mondo come territorio che solo vive cultura perché andiamo a competere con zone che hanno una capacità attrattiva superiore". Secondo la presidente dell’associazione degli operatori per i turisti che arrivano in Lunigiana arte e storia non sono la motivazione principale. "Oggi la maggior parte – spiega – sono motivati da salubrità dell’aria e bellezze naturalistiche. Il food è un importantissimo elemento di traino, natura e gastronomia sono la vera chiave per aprire alla conoscenza del territorio lunigianese".

Poi bisogna capire quali sono i nuovi mercati e cosa cercano, indirizzando lì risorse, investimenti, e comunicazione. "Si spera che chi amministra gli enti locali – aggiunge Zurlo – Faccia propria condivida questa visione del territorio locali e faccia proprie le richieste degli operatori". Sono utili i dati raccolti dagli uffici turistici sulle preferenze dei visitatori? "Se se dovessi lavorare coni dati che mi fornisce il pubblico avrei già chiuso – dice – . Personalmente lavoro con le statistiche della mia attività combinate con quelle di Visit Lunigiana, di cui sono presidente da 12 anni e che comprende oltre 50 strutture ricettive. Per noi fanno fede i dati della nostra rete, dal Centro studi turistici regionale arrivano dati di carattere più generale". Natalino Benacci