![Davide e Klaudio insieme al responsabile della Comunità educante con i carcerati (Cec) Rinascere, Marco Pellegrini al villaggio Pungiglione nel comune di Mulazzo. In basso, Davide in una fase della produzione di fogli di cera per il rivestimento interno delle arnie delle api fotoservizio di Massimo Pasquali Davide e Klaudio insieme al responsabile della Comunità educante con i carcerati (Cec) Rinascere, Marco Pellegrini al villaggio Pungiglione nel comune di Mulazzo. In basso, Davide in una fase della produzione di fogli di cera per il rivestimento interno delle arnie delle api fotoservizio di Massimo Pasquali](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/YzgzODY5NjMtMTUzYy00/0/giovani-oltre-le-sbarre-al-villaggio-pungiglione-una-seconda-chance-per-tornare-a-vivere.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Davide e Klaudio insieme al responsabile della Comunità educante con i carcerati (Cec) Rinascere, Marco Pellegrini al villaggio Pungiglione nel comune di Mulazzo. In basso, Davide in una fase della produzione di fogli di cera per il rivestimento interno delle arnie delle api fotoservizio di Massimo Pasquali
di Monica Leoncini
"Per la prima volta, qui, mi sono sentito a casa". Lo dice Wilson, originario del Brasile, adottato da una famiglia italiana. Gli fa eco Klaudio, che invece arriva dall’Albania e dopo una breve esperienza in carcere, vive da oltre un anno al Cec Rinascere, Comunità educante con i carcerati, progetto portato avanti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII per la rieducazioni dei detenuti. Siamo al Pungiglione, nel Comune di Mulazzo, il grande Villaggio dell’accoglienza che dà il nome a una cooperativa sociale, un luogo dove persone socialmente disagiate provenienti dal mondo del carcere, dalla strada, da storie di solitudine e abbandono, trovano una casa e una famiglia, impegnandosi in percorsi di recupero nelle attività produttive del Villaggio. E vistare il Villaggio, ogni volta, è una nuova ed emozionante scoperta. Le guide sono Wilson e Klaudio, che lo conoscono bene, e volentieri si prestano a raccontare il loro quotidiano. "Non ho avuto una vita semplice – racconta Wilson – e ho affrontato molti momenti bui, qui per la prima volta mi sono sentito in famiglia. Non è stato affatto semplice all’inizio, sarei voluto scappare, ma adesso insegno italiano agli stranieri del Villaggio e mi piace molto".
Al Cec al momento ci sono 7 ragazzi di varie nazionalità, andare d’accordo non è semplice, ma regole e orari aiutano a non perdersi di nuovo. "La mattina la colazione – aggiunge Klaudio – poi un momento di preghiera o riflessione, poi il lavoro. Pranzo e cena assieme e poi a dormire. Nel fine settimana possiamo uscire, accompagnati. Sono qui da poco più di un anno, dopo il carcere alla Spezia. Ho lavorato prima in cucina e da un mese in cereria, mi trovo bene. Il carcere è un’esperienza che non auguro a nessuno". Responsabile del Cec è Marco Pellegrini. "Dal 2007 al 2024 – afferma –, il Cec Rinascere ha ospitato 154 persone, mentre la cooperativa ne conta 189, che si sono alternate, tra dipendenti, tirocini, borse lavoro. Persone che hanno sbagliato, se accolte e accompagnate in un percorso di riflessione, hanno risorse da esprimere che emergono prepotentemente. Se la fragilità viene accolta e messa in condizione di fiorire si trasforma in risorsa". Lì vicino c’è anche la casa migranti, seguita da Tomaso Tinarelli. "Sono 34 – dice – un numero fisso. Dal 2015 abbiamo ospitato oltre cinquecento persone per la prima accoglienza, di solito poi sanno dove andare. Ci sono ragazzi che arrivano dal Burkina Faso, Tunisia, Pakistan, Nigeria, per un periodo abbiamo ospitato anche donne e bambini. Ci sono regole sul prepari i pasti, sulle pulizie, di solito cucinano per etnie, è un modo importante per garantire una buona relazione e per conoscersi. Lavorano e studiano italiano, molto spesso alla fine del percorso non vogliono andare via".
"E’ un contesto educativo che cerca di offrire opportunità – aggiunge Marzio Gavioli, responsabile zona Toscana della Papa Giovanni XXIII –, senza scopo di lucro. Obiettivo portare l’idea della società del gratuito, restando a livello concorrenziale rispetto al mondo con cui ci si confronta. In occasione del centenario della nascita di Don Oreste Benzi vogliamo celebrare il suo pensiero e le realtà delle case famiglia: le diverse realtà italiane vanno a conferma della sua intuizione".