REDAZIONE MASSA CARRARA

Falò di Santa Croce, la leggenda dei ’Pipin’

Nei giorni scorsi la ricorrenza che celebra la conversione al cristianesimo degli ultimi pagani, col rogo delle statuette di legno

E’ bruciato l’altra sera a Vignola il falò di Sant Croce che si celebra tradizionalmente il 2 maggio per celebrare la conversione al cristianesimo degli ultimi pagani. Alla vigilia della ricorrenza che vanta usanze molto antiche, nelle fiamme vengono lanciati i ’Pipin’, statuette di legno che rappresentano i vecchi idoli. A Vignola la chiesa di San Pancrazio (protettore dei bambini) ha origini antichissime, che affondano nei primordi del cristianesimo in Lunigiana. Il cronista pontremolese del XVII secolo Bernardino Campi afferma che la Pieve fu fondata nell’anno 713, come sostiene una lapide murata nell’abside dell’edificio, in realtà compare ufficialmente citata per la prima volta nel privilegio pontificio di Papa Eugenio III l’11 novembre 1148 per il Vescovo Gottifredo. La chiesa attuale mantiene l’impianto romanico a tre navate dell’architettura originale. Nel 1867 nel corso di lavori di ristrutturazione, sotto il pavimento fu scoperta una grande e antica conca di pietra che attualmente è stata collocata contro il muro laterale di una navata: reperto che forse indica anche l’origine battesimale del sito. I ’Pipin’ vengono ancora conservati in chiesa all’interno di una vetrina sotto l’occhio attento del sagrestano che è anche il conservatore dell’edificio incaricato dal parroco don Sergio Simoncelli.

"Alla metà dell’Ottocento queste statuette furono fatte restaurare e venivano chiamate ’figurini’ – spiega il professor Paolo Lapi, studioso di storia locale –. E’ vera la tradizione dell’"ex voto suscepto" (secondo la promessa fatta). Le donne li portavano a casa e poi li restituivano, non solo per propiziare la fecondità, ma anche per guarire le malattie, strofinandoli sulla parte dolente. Sono dubbioso sulla pratica di gettare le statuine nel fuoco, ma gli studiosi stanno approfondendo questi aspetti che sono complessi perché, tra l’altro, nel tempo le statuine hanno assunto tipologie diverse. Di certo inizialmente venivano prodotte da artigiani locali, successivamente sono state acquistate dalla Confraternita e messe a disposizione per la festa patronale. In archivio risulta che l’ultima acquisizione è avvenuta nel 1901".

Tutti in paese ricordano che i ’Pipin’, nel ruolo di ex voto, venivano offerti dalle madri al santo per ottenere protezione per i figli. Il parroco poi soleva consegnare per tre giorni queste statuette alle donne che desideravano diventare madri. In seguito è subentrata la credenza che i ’Pipin’ fossero un residuo pagano e per la festa del fuoco di Santa Croce venivano gettati nelle fiamme purificatrici.

N.B.