‘Esercito’ di cacciatori abilitati per i controlli

In Toscana, oltre 30.000 cacciatori contribuiscono attivamente al controllo della popolazione di cinghiali. Tuttavia, la mancanza di strutture per gestire la Psa preoccupa le associazioni venatorie, che chiedono interventi urgenti alle autorità competenti.

‘Esercito’ di cacciatori abilitati per i controlli

Grande l’impegno dei cacciatori per il controllo del territorio e l’emergenza sanitaria legata alla peste suina (foto d’archivio)

Sono oltre mille i cacciatori che nella provincia di Massa e Carrara da gennaio ad ora hanno conseguito l’abilitazione per gli interventi di controllo sulla specie, ai quali si sommano altre centinaia di abilitati agli interventi selettivi, in girata e con il cane limiere ( in grado di gestire tutte le fasi della caccia). A questi si aggiungono i cacciatori iscritti alle squadre organizzate. In Toscana sono oltre 30.000 quelli che praticano questa storica e tradizionale forma di caccia che regolarmente, in maniera fattiva, contribuiscono alla gestione della popolazione del cinghiale. E’ la Federcaccia provinciale di Massa Carrara a fornire i dati di un vero e proprio esercito di volontari, pronta a fare la propria parte anche al di fuori della caccia ordinaria, per contenere e bloccare il progredire della Psa in Toscana per Federcaccia "a causa di gravi inadempienze che non dipendono dai cacciatori, non viene tenuto nella dovuta considerazione".

Infatti, ad oltre un anno dallo scoppio dei focolai in Liguria vicino al confine toscano, e tutt’ora con l’emergenza arrivata nei comuni di Zeri e Pontremoli, in provincia di Massa Carrara non è attivo nessun centro di sosta in grado di ricevere i capi recuperati dalle attività di ricerca attiva degli animali infetti e delle eventuali carcasse, fatta volontariamente dai cacciatori.

"Al contempo invece - prosegue Federcaccia - le squadre organizzate di caccia al cinghiale, si sono già autofinanziate per ristrutturare e mettere a norma i loro centri di lavorazione delle carni all’interno delle "case di caccia", proprio per questo scopo".

Per Federcaccia una situazione quasi paradossale, se si pensa che rispettivamente a 5 e 15 km delle zone di restrizione, troviamo il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emilaino, con i suoi 26.149 ettari di superficie nella sola Toscana, e il Parco regionale delle Alpi Apuane, con i suoi 20.958 ettari che si protraggono verso Lucca, dove nei fatti non si interviene né sul cinghiale né sugli altri possibili vettori di trasmissione della malattia.

Nelle scorse settimane Federcaccia Toscana-UCT, Federcaccia-UCT Provinciale di Massa e Carrara e l’ATC Massa 13, chiederanno nei prossimi giorni un incontro urgente agli Assessorati competenti, per porre il più presto possibile, ma comunque tardi, rimedio a questa situazione. Intanto è già al lavoro il nuovo commissario straordinario per la Peste suina africana Giovanni Filippini, nominato in questi giorni al vertice della struttura commissaria dopo la rinuncia all’incarico di Angelo Caputo.