Escursionisti persi? Colpa delle cave Sentiero chiuso a causa dei detriti

Aumentano gli interventi di salvataggio sul percorso di Canale Fondone, di ritorno dalla ferrata del Monte Contrario

Escursionisti persi? Colpa delle cave  Sentiero chiuso a causa dei detriti

Escursionisti persi? Colpa delle cave Sentiero chiuso a causa dei detriti

Gli escursionisti continuano a trovarsi in difficoltà lungo il sentiero 168 che passa dal Canale Fondone, di ritorno dalla ferrata del Monte Contrario. Due sono stati salvati dal Sast soltanto martedì ma è stato solo l’ennesimo caso dell’estate e degli ultimi anni. Il sentiero 168 risulta infatti dismesso ma non per colpa della natura. Il problema arriva dal passato ed è dovuto dalle attività estrattive vicine, come evidenzia il Cai di Massa nelle osservazioni inviate ai Piani attuativi dei bacini estrattivi elaborati dai tecnici per conto del Comune. Un sentiero scomparso perché invaso dai detriti di cava, come accade spesso sulle Alpi Apuane.

"Nella carta in oggetto è segnato il percorso del sentiero 168 che si biforcava dal sentiero 167 poco dopo la via di arroccamento di Cava Romana – scrive il Cai –. Segnaliamo che quel sentiero all’interno del Canale Fondone, in prossimità della via di arroccamento di cava non esiste più. Come sezione, per motivi di sicurezza degli escursionisti abbiamo dovuto chiuderne la percorrenza. Questo è dovuto al fatto che le attività di cava hanno cancellato ogni possibilità di percorrenza nonostante nei primi anni di escavazione (2014) avessimo provato a ritracciare ripetutamente un percorso che fosse sicuro sia in salita che in discesa. Purtroppo questo comporta problematiche perché quel sentiero è anche una via di ritorno della Ferrata del Contrario, in gestione all’amministrazione comunale (anche su questa è sconsigliata la frequentazione dal 2018 a causa di una rottura di un cavo di sicurezza). Abbiamo effettuato diversi sopralluoghi in questi anni provando a ricostruire un percorso ma le continue variazioni determinate dalle attività di cava non ci hanno permesso alcuna opera". E quanto descritto dal Cai ormai proprio due anni fa è quanto si è verificato anche nell’ultimo episodio. Quel ravaneto, inserito negli elaborati tecnici a est della cava Filone Fondone, con una descrizione che il Cai definisce "parziale in quanto si omette di descrivere che invade totalmente il Canale Fondone.

Il problema dell’interruzione del Canale Fondone non è certo tema recente, ma una problematica storica del sito, tanto che l’autorizzazione lasciata alla società nel 2014 prevedeva come prescrizione Il ripristino del Canale Fondone con un cronoprogamma di lavori della durata complessiva di 4 anni. Allo stato attuale il Canale Fondone è completamente riempito di detriti di cava e non solo delle dimensioni descritte nell’elaborato E, ma anche di pezzature più importanti". Lavori di ripristino che, evidenzia il Cai, nonostante i cartelli di segnalazione non "sono stati mai portati a termine, venendo meno quella indicazione prescrittiva che era inserita all’interno dell’autorizzazione del 2014". Riempimento che preoccupa anche per "la portata di acqua del canale Fondone nel quale affluiscono diversi impluvi e risorgive che possono riempire velocemente il canale e portare danni a valle. Circa 5 anni fa una bomba d’acqua interessò il canale Fondone che non più capace di sopportare il quantitativo d’acqua esondò portandosi via un centinaio di metri della via di cava che conduce sia a Cava Romana che a Cava Fondone". Tant’è che la richiesta del Cai per i Pabe era proprio di non assegnare ulteriori volumi di escavazione per la cava Filone Fondone fino a quando non sarà "riportato alla sua originaria conformazione garantendo la sicurezza idraulica di tutta l’area".