
"Partiamo dai dati del paziente, quindi dalle immagini e dalle info più propriamente cliniche come la pressione e i dati biologici. Poi facciamo una simulazione numerica con tecniche avanzate, che riescono a farci avere repliche dette ’digital twin’ (gemello digitale). Poi andiamo alla stampa del modello, dell’anatomia del paziente e riusciamo a fare una simulazione fisica sui “banchi prova“ che permette al clinico, utilizzando i suoi strumenti, di vedere come riesce l’intervento realizzato con le sue mani e gli strumenti che utilizza quotidianamente". Simona Celi, dirigente ingegnere responsabile del BioCardioLab, laboratorio di ricerca orientato a supportare il training e la pianificazione degli interventi di emodinamica e cardiochirurgia sia nell’ambito pediatrico che adulto, spiega in che modo nascono i prototipi in scala 1:1 che salvano le vite. "Ne abbiamo sviluppati circa 60-70 prototipi – racconta – Lavoro qui dal 2008 e dal 2014 questo laboratorio è stato istituzionalizzato come interdipartimentale, quindi siamo al servizio di tutto l’ospedale. Ci occupiamo di tanti casi, molti dei quali emozionano e strappano il cuore. Vedere cuoricini in scala 1:1 che sembrano delle noci è un’esperienza che colpisce e riempie di soddisfazione nel momento in cui, dopo l’intervento, si salutano le famiglie che fanno rientro a casa felici. Dopo tanto stress, la loro felicità è il premio di tutti". Sui prototipi di cuori, vengono direttamente effettuati gli interventi: gli specialisti in questo modo possono meglio comprendere come approcciare il singolo intervento.
"In questo laboratorio sperimentale i clinici vengono e valutano le situazioni. Abbiamo ad esempio un odello di aneurisma di un’aorta addominale stampato in 3D, in un banco prova, che pulsa con i flussi e le pressioni del paziente. Sono tutte attività che svolgiamo su richiesta dei clinici, in stretta collaborazione – aggiunge – Riusciamo a far vedere quello che il clinico vedrà poi dal vivo il giorno dopo in sala chirurgica. C’è grande sforzo tecnico e scientifico oltre agli investimenti economici. Le attività di supporto che forniamo alla clinica vanno dalle simulazioni numeriche alla stampa 3D all image processing e all’attività sperimentale di laboratorio. E facicamo planning interventistico. Ad oggi abbiamo 4 progetti europei in corso, lavoriamo con l’UniPi prevalentemente e abbiamo 15-16 studenti che fanno la tesi ogni semestre con un turnover. Arrivano anche dall’estero grazie a un network europeo.
I.C.C.