
di Alfredo Marchetti
Costrette a prostituirsi per poter vivere, in cambio di qualche spicciolo. Metà dell’incasso lo prendeva la ’maitresse’. Un grande ricambio, per non annoiare i clienti, un vero incubo per le donne sfruttate per fare sesso a pagamento. Ma grazie all’operazione portata avanti dai carabinieri di Massa, questo mercato del sesso è stato stroncato. I militari al termine di un’approfondita d’indagine sul reiterato favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione di diverse donne, su disposizione del Gip, hanno arrestato due persone, I.M. di origine rumena e S.R. italiano, residenti a Sarzana, difesi dal legale Simone Barbieri del foro di Massa, indagate per violazione della Legge Merlin, norma nata per contrastare i fenomeni di sfruttamento e favoreggiamento delle attività di meretricio. L’attività investigativa, coordinata dal Pm Clarissa Berno, è scaturita da alcuni riscontri relativi ad annunci pubblicati su di un noto sito web di incontri, che hanno indirizzato i militari a sospettare di un locale in un quartiere residenziale e tranquillo della frazione di Marina di Massa che, già in passato, era noto alle cronache per essere stato un club frequentato da coppie di scambisti.
L’indagine, caratterizzata da appostamenti e intercettazioni telefoniche, ha consentito di evidenziare come, nel frattempo, la struttura (non sottoposta a sequestro) avesse mutato i propri fini, diventando un vero e proprio luogo di esercizio della prostituzione da parte di diverse donne, tutte gestite e controllate da una coppia residente a Sarzana. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno ricostruito quello che probabilmente era il modus operandi degli indagati: in primo piano una donna che aveva il compito di ricercare e selezionare le donne da avviare alla prostituzione e ne gestiva quotidianamente le attività di meretricio. La stessa, con il concorso del compagno, aveva perfezionato gli annunci degli incontri di natura sessuale a pagamento sui diversi siti per adulti e, al contempo, gestiva l’accesso dei clienti alla struttura, che ottenevano specifiche indicazioni per raggiungere il luogo dove avrebbero consumato i rapporti sessuali e il costo.
Le donne sfruttate, 14 quelle finora identificate, di diversa nazionalità ed età ma in prevalenza italiane, vivevano situazioni personali differenziate. In alcuni casi, i militari hanno accertato che vivevano uno stato di necessità e bisogno, tanto da essere costrette a prostituirsi anche per un’esigua somma di denaro, mentre il grosso dei proventi corrisposti dai clienti, pari anche al cinquanta per cento del totale, veniva trattenuto a fine serata dalla “maitresse”. Martedì l’interrogatorio di garanzia.