
Una proposta di legge regionale varata dalla giunta toscana per rendere sostenibile l’impatto delle attivita estrattive sulle Apuane destinando alla potabilizzazione una quota della tassa marmi.
I costi per depurare le acque dalla marmettola sul territorio apuoversiliese saranno pagati attraverso la tassa marmi. Almeno è questa la proposta di legge varata dalla giunta regionale della Toscana per dare una risposta ad un problema che si trascina da decenni lungo i versanti delle Alpi Apuane delle province di Massa Carrara e Lucca. Le sorgenti di acqua potabile, fra le più importanti della regione, si trovano infatti spesso molto vicine ai bacini estrattivi. Le sorgenti quindi presentano solidi sospesi, in gran parte per l’appunto polvere di marmo, che deve essere rimossa con costi ulteriori sulla gestione da parte dei gestori del servizio idrico, prima di poter essere immessi nell’acquedotto. Inoltre, la natura stessa, carsica, delle Alpi Apuane, rende difficile riuscire a individuare con precisione da dove provenga l’inquinamento, se dalla cava più vicina o da un’altra addirittura su un altro versante. Basta pensare che gli stessi speleologi hanno trovato tracce di inquinamento da marmettola all’interno di grotte anche molto distanti dai fronti di cava, a dimostrazione dell’estrema permeabilità e diffusione del fenomeno, che peggiora a dismisura in occasioni di perturbazioni intense, come dimostrano i dati rilevati dalle centraline Arpat. I costi di potabilizzazione, ulteriori rispetto a quella che potrebbe essere una gestione ordinaria delle sorgenti, si aggirerebbe attorno ai 400mila euro l’anno, stando alle cifre dichiarate da quello che è il gestore sul fronte Apuane, ossia Gaia Spa. Cifre che oggi ricadono nella bolletta su tutti gli utenti, anche in contrasto con le linee di indirizzo europee e nazionali traducibili in ‘chi inquina paga’.
La modifica alla legge regionale 35 del 2015 prova a dare una risposta e una soluzione al problema, ritenendo "necessario rendere sostenibili gli impatti derivanti dal complesso delle attività estrattive con particolare riferimento alla tutela dei punti di prelievo delle acque grezze superficiali e sotterranee da sottoporre a potabilizzazione da parte del servizio idrico integrato".
Proprio sulla base del principio "chi inquina paga" la proposta di legge andrebbe a "vincolare una quota del contributo di concessione per l’estrazione dei materiali lapidei, per coprire i maggiori oneri finanziari che sopporta il gestore del servizio idrico integrato per la potabilizzazione nel comprensorio apuo-versiliese". Oggi il contributo, incassato dai Comuni, viene girato in parte alla Regione, in parte al Parco e in parte all’Usl Toscana Nord Ovest per il servizio di soccorso cave. Con la modifica normativa, una quota parte spetterà al gestore idrico, ossia Gaia, ed è a oggi valutata in 1,90% del totale. La stessa somma sarà quindi stornata dalla tariffa idrica integrata a carico degli utenti e su questo fronte dovrà effettuare il calcolo l’Autorità Idrica Integrata.