Carrara, 15 settembre 2024 – Si parlerà del castello di Moneta, questa mattina su Rai1, intorno alle 8,30, nella rubrica “Che bellezza” del programma ‘Uno Mattina’. Una pillola di pochi minuti ma che riaccende i riflettori sul castello dimenticato e in preda all’abbandono, quel maniero che per secoli è stato a guardia della valle del Carrione e, col castello di Avenza, costituiva il sistema difensivo della città. “Ci hanno trovato loro sui social e ci hanno contattato – spiega Luigi Giovannelli, presidente dell’associazione ‘Salviamo il castello di Moneta’ che da decenni si batte per il recupero del maniero – sono rimasti colpiti dalla sua storia, dal toponimo e dal panorama con lo sfondo delle Apuane, dalle immagini realizzate dal nostro operatore Michael Bertola”.
Giovannelli racconta anche dei lavori realizzati nel lontano 2002 su spinta della circoscrizione 3 di Fossola: “Nel 1997 il castello è stato donato al Comune dalla famiglia Dervillè, mentre il borgo è di due famiglie private e la chiesetta è della curia. Nel 1985 avevamo presentato un progetto di recupero che è stato premiato a Bruxelles. Con l’amministrazione Segnanini il Comune ci ha speso 300 mila euro realizzando i primi tre lotti di un progetto che ne prevedeva nove: per il ripristino della viabilità della strada forestale, di ponte levatoio, fossato, facciata e mura. Poi è calato il silenzio ma se ci fosse stata continuità politica, non avremmo sprecato quel denaro e Moneta sarebbe stata recuperata come tanti castelli della Lunigiana” conclude amaramente Giovannelli.
Le origini di Moneta risalgono al XIII secolo, prima un borgo murato, poi la rocca. Per la sua posizione strategica, tra il 1313 e il 1473 Moneta è appetito dai pisani, dal luccehese Castruccio Castracani, dagli Spinola di Genova, dai Rossi di Parma, dai Della Scala di Verona, dai Visconti di Milano, dai Guinigi di Lucca, dai Campofregoso di Sarzana. Poi Carrara entra nella sfera dei Malaspina di Fosdinovo per restarci molto a lungo. Nel 1437 Francesco Sforza toglie Carrara ai lucchesi e la riconsegna ai milanesi, ma Moneta (con Avenza e Castelpoggio) preferisce darsi a Tommaso Campofregoso di Sarzana. La sua funzione militare diventa importante nel XIV secolo, sotto il dominio pisano, come avamposto in direzione della Lunigiana.
L’antica cerchia di mura è arricchita dalle torri, ma con l’avvento della polvere da sparo e l’uso delle artiglierie, la sua funzione difensiva scema, anche se si cerca di porre rimedio con alcune modifiche. Cessata ogni funzione militare, il borgo resta vivo fino a metà ‘800, dedito all’agricoltura. A inizio del ‘600 Moneta vanta un centinaio di famiglie sulle 450 presenti in tutto il territorio comunale ma nel ‘700 iniziano le prime spoliazioni e demolizioni, causate anche dal lento abbandono. Molti marmi hanno preso il volo anche negli ultimi decenni, oggi è in preda all’abbandono ma quei sassi hanno visto passare eserciti, papi e imperatori.
Maurizio Munda