
Stefano Antonelli, primario del reparto di anestesia e rianimazione al Noa ha preso parte a una missione umanitaria per portare sul suolo nazionale 14 bambini palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza
Massa, 22 giugno 2025 – Stefano Antonelli, primario del reparto di anestesia e rianimazione al Noa che, insieme al collega Giacomo Morelli, ha preso parte a una missione umanitaria a tutti gli effetti: portare sul suolo nazionale 14 bambini palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza affetti da patologie derivanti soprattutto da scoppio di arma da fuoco, ma anche congenite od oncoematologiche.
“ Perché lo faccio? Mi dicono per incoscienza. Io credo che lo sia stare a guardare senza fare nulla”. Bambini con arti fratturati, colpiti dalle bombe, vittime innocenti di una guerra intrapresa dai grandi. Piccoli senza cibo né acqua, senza più un tetto dove ripararsi. C’è un aspetto ancora più crudele nella guerra, gli occhi freschi di un piccolo che non capisce, trema e stringe ancora più forte la mano alla mamma. In mezzo a tutto questo terrore atterrano gli angeli dell’emergenza. Uno di questi èLa missione di Medevac (trasporto sanitario urgente di persone da scenari di emergenza) è stata coordinata dalla centrale Cross di Pistoia, che è intervenuta su richiesta del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, con l’utilizzo di velivoli dell’Aeronautica Militare. A bordo dei tre C-130 della 46esima Aerobrigata di Pisa - che sono atterrati a Milano, Roma e Verona - erano presenti anche medici ed infermieri delle Asl Toscane, insieme a personale del volontariato Anpas, Cri e Misericordia. Grazie al sistema 118, è stato così gestito in maniera adeguata il trasporto protetto delle piccole vittime della guerra e dei loro familiari dall’aeroporto di Israele fino agli ospedali italiani, tra cui l’Opa.
Il primario anestesista si occupa di missioni internazionali attraverso associazioni non governatore: missioni pediatriche e ha fatto parte anche di squadre di soccorso di maxi emergenze per dipartimento di Protezione civile. “Ma nonostante il mestiere – prosegue – si è sempre ’vergini’ quando ci si avventura in queste cose, nonostante le cinture di sicurezza, in un ambiente cosi caldo. Anche se tranquilli, basti pensare che dopo 14 ore dal nostro ritorno hanno bombardato dove eravamo noi. Quando si atterra subentra l’emozione di esserci e di essere utili, ovviamente c’è anche un velato timore di non poter tornare a casa, per motivi diplomatici o bellici, ma la motivazione di tutti noi nasce nel voler curare in Italia bimbi che altrimenti non avrebbero chance. Grazie all’organizzazione della Cross diretta dal dottor Andrea Nicolini, insieme al 118 con il dottor Nicola Bertocci siamo partiti per Eilat Ramon e una volta atterrati abbiamo atteso i bambini con le loro famiglie per circa 50 ore, per poi rientrare in italia con circa 80 palestinesi, che sono poi stati dirottati su Milano con l’anestesista Morelli. Io ho portato pazienti su Verona, la dottoressa Monica Bargagna ha portato altri 8 pazienti: 4 su Roma e 4 su Pisa”.
Una solidarietà che si espande anche a tutto il personale: “Se io posso andare in missione lo devo ai miei colleghi in Italia che si sacrificano a ’coprire’ i turni di servizio quando io parto, ci tengo a ringraziarli, come ringrazio la centrale Cross, il dipartimento di Protezione civile, il 118 e la struttura operativa che dirigo”.