
di Cristina Lorenzi
"Carrara avrà un futuro se investe sul suo passato". Non ha mezzi termini Andrea Fusani, storico dell’arte e dottorando al dipartimento Civiltà e forme del sapere di Pisa, una vita trascorsa fra il rilancio del centro con il suo celebre locale "Fuoriporta" e l’interesse e la formazione per l’arte, profondo conoscitore dell’humus della città, della sua arte e e del suo cuore.
Il nostro è un centro bellissimo, un territorio naturalmente baciato da Dio. Cosa manca per avere un città viva a tutti gli effetti come Carrara meriterebbe?
"Non si può pensare a un rilancio se non si parte dalla cultura. La pandemia deve essere un momento di riflessione per la città. I fondi che arriveranno andranno usati in maniera intelligente. Carrara deve ripensare alla sua storia, costruire sulla sua identità che negli ultimi tempi è stata trascurata. Diventata inesistente. Bisogna ricostruire il nostro passato per investire sul futuro. Diciamo che siamo una città in crisi di identità. La delocalizzazione delle botteghe del marmo, la perdita di numerose attività che un tempo avevano sede nel centro storico ha determinato la morte progressiva del centro che era un laboratorio di arte"
Possiamo fare qualcosa?
"Non possiamo, dobbiamo fare qualcosa Abbiamo il dovere. Il pubblico in centro non manca. Qualsiasi evento ha sempre una risposta. Adesso è il momento di creare iniziative che abbiano un senso. Non servono manifestazioni spot, isolate. Dopo il pieno torna il deserto. Servono iniziative continuative e di qualità".
Quali potrebbero essere le idee per rivitalizzare e creare un circuito nel centro?
"Sicuramente una stagione teatrale continuata e pensata, eventi artistici, ma anche è il momento di puntare sulla gastronomia che è un grande volano di cultura a 360 gradi e richiama un pubblico sempre più importante. Il nostro territorio è ricco di prodotti: perché non fare una grande rassegna di prodotti tipici? Una bella vetrina che valorizzi il lardo, con degustazioni mirate e curate, diverse dalle solite sagre. Non c’è mai stata una vetrina dei vini: abbiamo tante cantine che nessuno conosce. Un settore in grande fermento che non trova spazi per farsi conoscere. Il centro potrebbe essere il luogo dove parlare di vino e dare opportunità e spinte alle nostre numerose aziende".
E ai carrarini cosa suggeriamo per una ripartenza seria?
"La città deve risanare le sue fratture. Non si può rimanere così. Per superare i dissidi bisogna
conciliare i diritti di tutti. Penso alla questione delle cava: sono necessarie una legge e una politica che tengano conto del diritto di chi lavora e di quello dell’ambiente che è sacrosanto. Non sono per la chiusura categorica delle cave, ma per regole certe e per un maggior rispetto della normativa. Regole certe ci vogliono anche per chi lavora in centro e per chi ci vive. Decidere se la città deve essere un dormitorio o un centro per i giovani che nel rispetto dell’ordine possano trascorrere nei nostri locali le proprie serate".
Tornando alla cultura?
"Sulla cultura dobbiamo dare maggior valore alle nostre istituzioni, creare un dialogo fra l’Accademia e la città. Dare un nuovo ruolo all’Accademia. E’ importante creare opportunità per i giovani. Mio figlio ha 20 anni, vive e cerca lavoro a Bologna. Bisogna fare in modo che i nostri ragazzi trovino qui le loro risorse e il loro futuro. Se parlo di rilancio che parta dalla cultura, intendo cultura a tutto tondo che va dall’arte alla scultura, alla gastronomia, al teatro. Il centro è sempre stato la culla di tutte queste attività e deve tornare a promuoverle e ospitarle".