NATALINO BENACCI
Cronaca

Artigiani in fuga, chiuso l’ultimo calzolaio "Pronto a insegnare il mestiere a un giovane"

Christian Paita ha lasciato la bottega nel centro di Pontremoli: farà il professore in un istituto tecnico. Negli anni ’50 una ventina di ciabattini

di Natalino Benacci

Ha chiuso i battenti l’ultimo calzolaio pontremolese. Purtroppo, d’ora in poi i vecchi clienti non potranno più trovare in città una bottega dove far riparare le proprie scarpe. Erede della tradizione “scarpara” locale, nata quando alla fine dell’Ottocento si contavano un centinaio di ciabattini, l’artigiano Christian Paita ha cambiato lavoro perché gli si è presentata l’opportunità di diventare insegnante tecnico professionale in una scuola secondaria superiore e ha deciso di coglierla. Ha quindi serrato la porta della bottega in fondo a Via Cavour lasciando un vuoto difficile da colmare. Con l’ultima riparazione di una tomaia e di un tacco, Christian ha messo fine ad una tradizione artigiana che lui stesso aveva appreso dal suo maestro e predecessore Benedetto Angella subentrando poi nella bottega una decina d’anni fa.

Un insegnamento importante a cui l’esperto ciabattino si era dedicato con la volontà di creare un successore. L’anziano mentore aveva trascorso ben 67 anni a cucire, incollare e riparare scarpe di ogni tipo: dalle martellate alle borchie per gli scarponi dell’Italia in bianco e nero sino al tacco 14 dei giorni nostri. Dietro il suo desco aveva visto transitare generazioni di clienti, uomini, donne, ragazzi, una sorta di serial sociale che ha sceneggiato l’evoluzione del gusto e del costume. Il signor Benedetto aveva iniziato a lavorare a 13 anni, in un’altra bottega, sempre in Via Cavour, da "mastro" Aldo Tazzioli, artigiano della tradizione locale che gli ha insegnato il mestiere, tra pece e spago, lesina, chiodi , incudine e martello. Tra l’altro questo artigiano aveva ricoperto anche la carica di vicesindaco socialista.

Ancora negli anni Cinquanta nel centro storico pontremolese c’erano una ventina di calzolai, quando un paio di scarpe da uomo costavano circa 5mila lire e per risuolarle ci voleva una spesa di circa 3 lire. E Christian ha seguito queste tracce imparando presto tutte le tecniche del mestiere. La chiusura del calzolaio ha suscitato un vero e proprio choc. Molti clienti gli hanno chiesto di proseguire l’attività, ma l’artigiano ormai aveva fatto la sua scelta. Sui social si è consumato subito il rito del disappunto per la perdita di un bravissimo calzolaio che però si dice disponibile a insegnare il mestiere a qualche giovane interessato.

Ha chiuso dall’anno scorso anche la Tipografia Artigianelli. Quest’attività era nata con l’arrivo a Pontremoli degli Oblati di San Giuseppe Marello di Asti detti "Giuseppini", chiamati nel 1903 dal vescovo Monsignor Angelo Fiorini ad organizzare in città laboratori di lavoro per giovani e bisognosi utilizzando un importante lascito della contessa Apollonia Galli Bonaventuri. La casa madre inviò un giovane sacerdote,Gian Battista Robba, che aveva grandi doti comunicative e di organizzatore.

In poco tempo nel palazzo di Piazza Dodi, lasciato dalla generosa contessa, si aprirono laboratori di sartoria, calzoleria, falegnameria e lavoro manuale: furono chiamati "Artigianelli". Subito dopo fu aperta anche una primitiva tipografia, di cui si occupò il giovane seminarista Celestino Gabutti, esperto di caratteri bodoniani. La Tipografia Artigianelli seguì le vicende della città stampando libri, opuscoli e manifesti. Dal 1936 iniziò a pubblicare il "Corriere Apuano", settimanale della Curia diocesana ( nato nel 1907) fino a qualche anno fa.