FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

Apuane, il salvataggio. Una proposta di legge per un parco nazionale. Aperto il confronto

Dialogo aperto tra il presidente dell’ente e le associazioni di settore. Ma lo stop alle cave per Tagliasacchi è "una proposta irricevibile". .

Apuane, il salvataggio. Una proposta di legge per un parco nazionale. Aperto il confronto

Apuane, il salvataggio. Una proposta di legge per un parco nazionale. Aperto il confronto

L’obiettivo di salvare le Apuane e il lavoro apuano forse si può raggiungere ma chiudere tutte le cave in area Parco resta una ‘provocazione’ che non può essere accolta. Insomma, sì al dialogo, aperto dall’incontro organizzato da Salviamo le Apuane nella Sala della Resistenza a Palazzo Ducale ieri mattina, ma la convergenza, ha ribadito il presidente del Parco, Andrea Tagliasacchi, va trovata qua, in maniera unitaria e con strategie condivise. Ad aprire il dibattito sono stati i rappresentanti di Salviamo Le Apuane, Eros Tetti e Fabio Baroni, che hanno prima fatto un lungo excursus sulla natura del Parco e la sua storia, per esporre poi la loro proposta in cinque punti.

"Individuare e specializzare come unico sito di estrazione industriale del marmo i grandi bacini storici di Carrara, e solo quelli in tutte le Apuane. Specializzare il turismo e settori collegati come attività principale all’interno del Parco delle Apuane eliminando dai suoi confini le cave di marmo. Attivare l’obbligatorietà, prevista dalla Legge Regionale 35/2015, che il 50% del marmo escavato sia trasformato in loco (nelle Apuane) e riattivare/creare molti laboratori di lavorazione che riceveranno il marmo in blocchi direttamente dai bacini di Carrara, anche tramite treno, al fine di limitare il movimento di mezzi inquinanti. Impostare con la Regione a un’azione di marketing territoriale di valorizzazione del Marchio Made in Italy del Marmo di Carrara. Completare la costruzione del Parco Nazionale delle Alpi Apuane e dell’Appennino toscoemiliano".

"Attenzione alle scorciatoie – ha detto Tagliasacchi – pensare di cambiare le cose chiedendo di trasformare il Parco regionale in un Parco nazionale significa delegare decisioni ad altri che non siamo noi e portare la discussione su un binario morto. Se vogliamo provare a risolvere i problemi dobbiamo affrontarli qui nei territori, con tutti i soggetti in campo, a partire dai sindaci. Dobbiamo assumerci tutti la responsabilità di affrontare le contraddizioni che hanno frenato lo sviluppo del Parco e avviare un confronto costruttivo tra noi. Per affrontare i problemi ci vuole dialogo e disponibilità all’ascolto da parte di tutti. Avverto, in generale in questi mesi da quando sono stato nominato Presidente, un clima di schizofrenia in cui ognuno dice la sua, alza le asticelle, lancia proposte proprie e non parla con l’altro. Questo è un problema serio di cui sto pensando di farmi carico. Stupisce, ad esempio, che in pochi avvertano l’importanza del Piano per il Parco, strumento che può rappresentare un buon terreno di confronto per il futuro delle Apuane, in cui saper cogliere opportunità significative. Perché il Piano non riguarda solo l’escavazione, ma realtà di sviluppo socio economico che non sono da considerarsi in contrasto".

Il presidente del Parco ha invitato tutti a misurarsi con gli strumenti che ci sono compresi quelli "di gestione e controllo per regolamentare l’escavazione ci sono. Credo, in questo caso, sia necessario migliore la comunicazione sulle procedure autorizzative tra le varie istituzioni chiamate a fornire pareri e permessi per evitare conflitti e fraintendimenti. Poi c’è l’aspetto importante della riqualificazione dei siti e i ripristini ambientali. Ma pensare di chiudere le cave dentro il Parco è una provocazione irricevibile: significa evitare di non risolvere il problema. E’ vero che ci sono delle criticità ma è anche vero che il tempo che stiamo vivendo apre una nuova fase di opportunità e stiamo già lavorando su progetti significativi in grado di attrarre finanziamenti per far fare un salto in avanti a questo Parco".