
Alluvione
Carrara, 3 maggio 2019 - Per un difetto di notifica slitta l’apertura del processo per l’alluvione. Anche il disastro di Marina, come quello del Politeama, dopo anni ancora non ha individuato i veri responsabili. Ieri mattina sono comparsi davanti al Gup Dario Berrino i dieci indagati per i lavori effettuati a valle dell’argine destro del Carrione che crollò nel novembre del 2014. Una tranche parallela all’inchiesta sull’argine franato che vede indagati dieci fra dipendenti di Palazzo Ducale, professionisti, imprenditori, ai quali sono contestati sette diversi cantieri di lavori ritenuti non adeguati a valle di Avenza e che a vario titolo il pubblico ministero Marco Mansi riterrebbe responsabili del disastro che nel novembre di più di quattro anni fa mise in ginocchio la città.
Si tratta di Laura Bruschi, Stefano Michela, Diego Tognini, Marina Rossella Tongiani, Amilcare Dal Pino, Giorgio Belloni, Cesare Tinelli, Stefano Palandri, Fabrizio Montali, Pietro Cerutti tutti indagati di disastro colposo. Ieri in apertura di udienza davanti al gup, l’avvocato Carolina Tonini, che sostituiva Pasquale Jodice, legale di Palandri, ha eccepito l’irregolarità nella notifica delle conclusione delle indagini. Pertanto il giudice accogliendo l’eccezione ha rinviato l’udienza che dovrà decidere se celebrare o meno il processo al prossimo 13 settembre. Intanto visti i danni che il territorio ha registrato per quell’immane disastro, oltre al Comune di Carrara, anche la Provincia ha deciso di costituirsi parte civile e ieri mattina ha partecipato ai lavori del processo.
«Ci costituiamo parte civile – ha dichiarato il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti – per tutti i lotti interessati al disastro: per questo filone di processo che interesserà i lavori a valle e per quelli a monte dell’argine». Sui danni causati dal crollo dell’argine, lo ricordiamo, anche la Corte dei conti ha chiesto le spese. L’organo fiorentino ha chiesto un risarcimento di un milione 700mila euro a Barbieri, Michela e Del Mancino per «le plurime responsabilità conseguenti ad errori progettuali ed evidenti difformità costruttive». Il resto è una città che ancora non ha dimenticato il fango da cui è stata ricoperta, con una somma di danni che ammontano a oltre 100milioni, con 5mila persone che furono costrette a lasciare la propria abitazione sommersa dall’acqua, 338 negozi coinvolti e 889 case. Oltre a due quartieri, Marina e Avenza, squarciati nella propria economia e nella proprie attività.