
Innumerevoli like e commenti quelli ottenuti dalla descrizione da enciclopedia del “fitto“(nella foto). "Il tuffo che si distingue dal più volgare salto, gesto poco atletico ancorché coraggioso che si pratica entrando in acqua con i piedi – il commento su facebook al video del “fitto“ nel fiume Frigido di Pier Paolo Fruzzetti – e dal più goliardico ciocchetto, il tuffo a bomba". Orgogliosamente fornese, dal paese di Forno, Fruzzetti aggiunge; "il “fitto“ non è solo un esercizio di stile ma coniuga il rapporto tra due variabili che indicano la difficoltà: altezza e profondità dell’acqua che è solo di pochi metri. La differenza con il tuffo olimpionico – prosegue “Pipi“, com’è conosciuto da tutti – è la posizione al momento dell’entrata in acqua, non verticale ma quasi orizzontale rischiando la panciata, o la gambata. Ne consegue una rapida fuoriuscita della testa per evitare l’impatto con il fondo. Si pratica in forma carpiata o volo d’angelo". Una scuola quella del Forno che "sotto la guida del maestro Giulio "d Cèccè" Biagi – racconta Fruzzetti – ha formato un gruppo di allievi scalmanati e spericolati, tra cui Luca “Bobet“ Tonarelli, Pier Paolo “d Trallàllà“ Fruzzetti, Luca “Rappin“ Michelucci, Boris “Papo“ Alberti, Giuseppe “El Diaz“ Cherubini e Guido “Ipnos“ Alberti. Per chiudersi con il leggendario ciclo Piastriccia, Pituncin, Piton, Frass’nin e il salto dai Tre Alb’rin, effettuato con l’assenza di visuale del pozzo, sotto gli occhi ammirevolmente spaventati di pochi".
Stefano Guidoni