
Una villetta nel verde. Con patio, parcheggio per fuoristrada, vasi ornamentali, piante di ulivo e palmizi. Arredata, dal suo proprietario C.B., un 35enne lucchese di etnia sinti, con mobili di pregio e tv maxi-schermo: un buen retiro sulle colline . Ma quella casa non poteva essere costruita. Il motivo: il terreno su cui è stata tirata su e più volte ampliata, si trova in una zona che il regolamento urbanistico cataloga a prevalente funzione agricola e sottopone a vincolo ambientale e idrogeologico. Lì, sarebbero al massimo potuti germogliare vigneti e olivi. L’abuso fu scoperto dalla Municipale ormai 8 anni fa. Da quel giorno era iniziato un braccio di ferro col proprietario che, prima aveva cercato di sanare parzialmente la sua posizione poi, non riuscendoci, era rimasto fra le quattro mura. Tanto che del caso si era interessata anche la Procura, emettendo un decreto penale di condanna a suo carico. Il lieto fine però è arrivato nelle scorse settimane con il Comune che è riuscito ad annettere al suo patrimonio il terreno, murando finestre e porte della casa. Che, ora, dovrà essere abbattuta.