"Vagli, il sistema non si era fermato" Cinque arresti: Puglia ai domiciliari

La Procura stanga gli indagati: misure cautelari per imprenditori, vicesindaco e tecnici comunali

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Il ’sistema Vagli’ non si era fermato. Quello che la Procura ha ricostruito come un giro di appalti pilotati da oltre 2 milioni e mezzo di euro, tutti gravitanti intorno al Comune di Vagli, stava continuando a macinare affari. O comunque si preparava a farlo, anche durante la pandemia. Almeno secondo gli investigatori che, negli ultimi 8 mesi, hanno intercettato telefonicamente molti dei 27 indagati per un totale di quasi 60 capi d’imputazione, tra cui il più grave è associazione a delinquere. Scoprendo come, nonostante la consapevolezza di essere nel mirino della Procura, molti di loro continuassero ad agire. Per questo il sostituto procuratore Salvatore Giannino ha chiesto e ottenuto dal gip del tribunale di Lucca, Antonia Aracri, misure cautelari per cinque degli indagati. Considerati dalla Procura la ‘cupola’ del sistema, con al vertice il vicesindaco Mario Puglia.

Per quattro di loro il gip ha disposto gli arresti domiciliari con divieto di comunicazione con l’esterno. Si tratta del vicesindaco Mario Puglia, 71 anni considerato il dominus del sistema; Tiziano Pandolfo, titolare della impresa edile Tiziano Pandolfo Srl; Roberto Romei, 49 anni titolare della Romei Srl, ditta edile con sede a Castelnuovo ne’ Monti (Reggio Emilia); Giorgio Turba, 73 anni, imprenditore del marmo ed ex patron della Massese. Per Mario Bertoncini, geometra del Comune, invece i domiciliari sono stati concessi senza divieto di comunicazione. Le misure sono state eseguite ieri mattina quando, per la seconda volta in 10 mesi, il paesino di 900 anime della Garfagnana, è stato attraversato dalle pattuglie dei carabinieri forestali di Camporgiano, dal nucleo economico-finanziario delle Fiamme Gialle, dai carabinieri di Castelnuovo e dalla Mobile di Lucca. In tutto 60 uomini.

Intanto si gonfia anche il registro degli indagati che, rispetto a maggio, ospita i nomi di altre persone portando il totale oltre quota 30. L’accusa, per tutti e a vario titolo: aver messo in piedi "una spartizione di occasioni di guadagno – si legge nell’ordinanza del gip – utilizzando la struttura del Comune per raggiungere i propri obiettivi". Il tutto grazie "al sistema di potere instaurato da Mario Puglia".

L’inchiesta, diretta dal sostituto procuratore Salvatore Giannino, si articola in due filoni. Uno riguarda il meccanismo di ’appalti-regalo’ a imprese di fiducia, ricostruito dalla Procura che avrebbe fruttato oltre due milioni e mezzo di euro. Incassati in particolare da due ditte: la Romei Srl e la ditta Tiziano Pandolfo tra il 2015 e il 2019. L’affidamento al ‘duopolio’ avrebbe impedito la normale rotazione delle imprese grazie a un uso continuato dei lavori di somma urgenza da parte del Comune anziché l’uso di ordinarie gare d’appalto. Il secondo filone riguarda le cave al confine con la provincia di Massa. Qui le contestazioni riguardano alterazioni nella scelta del contraente, casi di corruzione e l’aggiramento di procedure a evidenza pubblica per la concessione.

Claudio Capanni