REDAZIONE LUCCA

Un’antica fucina di epoca romana a Gattaiola

La sorpresa dagli scavi archeologici preventivi in un cantiere Geal d’intesa con la Soprintendenza

La zona fra Nozzano e Gattaiola ha restituito nei mesi scorsi l’interessante testimonianza di una bottega artigianale di epoca romana, risalente addirittura alle fasi di fondazione della colonia di Luca. Il ritrovamento è avvenuto nell’ambito dei lavori che Geal S.p.A. ha effettuato fra il 2020 e il 2021 per collegare la frazione di Nozzano e altre frazioni al depuratore di Pontetetto; tutto l’intervento è stato caratterizzato da un virtuoso spirito di collaborazione fra Enti e Istituzioni.

Nel rispetto della normativa di settore, gli interventi di scavo, che in alcuni casi hanno raggiunto profondità di 3 e di 4 metri, sono stati preceduti e accompagnati dalle verifiche archeologiche di prammatica: le indagini sono state eseguite dal dottor Alessandro Giannoni e dalla sua équipe, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia per le province di Lucca e Massa Carrara, con i funzionari archeologi Neva Chiarenza e Giulia Picchi.

La scoperta è avvenuta nella campagna a ovest di Lucca, in prossimità di Gattaiola e in adiacenza al corso dell’Ozzeri, dove il progetto prevedeva uno scasso di circa 10x10 m per l’installazione di una vasca di sollevamento. Le prime avvisaglie della presenza di strutture sono emerse a circa 3 m di profondità, ma la risalita di acqua di falda su tutto il fondo rendeva molto difficoltosa la lettura del piano scavato. Grazie alla collaborazione della Geal sono state vagliate varie soluzioni che permettessero di proseguire con l’indagine; l’azienda ha quindi installato un sistema di wellpoint in grado di asciugare completamente l’area di scavo, che è stata quindi ampliata.

I risultati non si sono fatti attendere: a circa 3,5 m di profondità dal piano di campagna è emerso un insieme di strutture, costituito da canalette e muri in pietra, piani di frequentazione con evidenti tracce di uso del fuoco, una vasca contro terra rivestita in argilla, buche per l’alloggiamento di pali e di altre strutture da combustione. E scorie, moltissime scorie, ovvero scarti della lavorazione del ferro, insieme ad alcuni frammenti di anfore e di altre forme ceramiche. Le scorie ed il tipo di strutture ci dicono che si tratta di una fucina per la lavorazione del ferro; i frammenti di vasi collocano questa attività nei primi decenni del II secolo a.C., nel periodo in cui nasceva e si strutturava la città romana di Luca e la piana veniva suddivisa in lotti per i suoi coloni (centuriazione).

Consapevoli dell’importanza di quanto rinvenuto, la Geal e i suoi incaricati si sono resi disponibili ad elaborare una soluzione che, pur consentendo di portare a compimento il progetto di utilità pubblica, garantisse la tutela dei resti archeologici. A causa della profondità e della presenza di acqua, si è scelto di ricoprire il sito, ma costruendo la vasca in un punto in cui non potesse danneggiare le strutture. La ricerca tuttavia non si ferma: i dati sono ora in fase di elaborazione e per lo studio dei reperti è stata coinvolta anche l’Università di Firenze, con il professor Marco Benvenuti, docente di Georisorse minerarie e applicazioni mineralogico-petrografiche per l’ambiente e i beni culturali, che analizzerà gli scarti di lavorazione del ferro.