L’11 di questo mese, ricorreva l’ anniversario della scomparsa di Mario Tobino, avvenuta ad Agrigento nel 1991, dove era andato a ritirare il premio Pirandello. Autore fra i grandi del Novecento, la sua opera continua ad essere seguita da molti lettori. Tanto che Vallecchi, su indicazione dell’editor e scrittore Divier Nelli, gli ha di recente ristampato Il figlio del farmacista e L’Angelo di Liponard e altri racconti. Ma oltre questo a noi piace ricordare Mario Tobino come amico del nostro giornale, di cui fu pure collaboratore. Non possiamo dunque dimenticare la sua disponibilità, ogni volta che veniva consultato sui fatti di cronaca che riguardassero la mente umana. Le sue risposte erano profonde ed esaurienti e sempre pervase da una profonda umanità. Lui stesso dice che scelse di fare il medico per aiutare il prossimo. Ma di pari passo insorge in lui la passione per la letteratura. Inizia scrivendo poesie, che manda al rivista Il Selvaggio. Poi passa alla prosa. Nel frattempo si laurea, partecipa alla guerra di Libia come ufficiale medico. E continua a scrivere. Suoi maestri, vita e lavoro. A quello di medico di manicomio, dedica 40 anni. E così come ha raccontato la guerra di Libia e la Resistenza, racconta la follia, sempre tenendo presente ciò che si era prefisso da giovane: aiutare il prossimo. Una coerenza che diviene arte, arte che diviene opera letteraria tra le più significative.
CronacaUn ricordo di Mario Tobino come amico