Truffa allo Stato, via al processo per Puglia

Per l’accusa avrebbe falsificato documenti medici per ricevere indennizzi di quasi 900mila euro in 30 anni. In aula i primi testimoni

Migration

Si è aperto in questi giorni di fronte al giudice monocratico Giuseppe Pezzuti il processo a carico dell’ex sindaco di Vagli Sotto, Mario Puglia, accusato di truffa aggravata nei confronti di Inps e Inail. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Antonio Mariotti e svolte dalla Guardia di Finanza, contestano all’ex sindaco di aver percepito una rendita non dovuta nell’arco di circa 30 anni per quasi 900mila euro. Di questi circa 280mila sono, secondo l’accusa, provenienti da una pensione d’invalidità versata dall’Inail tra il 1993 e il 2020. I restanti 600mila invece sarebbero stati percepiti dall’Inps tra il dicembre del 1987 e l’agosto del 2017.

Gli indennizzi sono stati concessi in seguito a tre incidenti avvenuti tra il 1987 e il 1989 che avrebbero causato a Puglia un’invalidità di oltre il 90%. Tutti e tre hanno avuto luogo mentre l’uomo era dipendente Enel. Ma secondo gli inquirenti, Puglia, in concorso con ignoti, avrebbe alterato i documenti medici per amplificarne le conseguenze. Accuse che ora dovranno essere dimostrate in aula. Per questo, durante la prima udienza del processo, sono stati ascoltati alcuni testimoni tra cui il responsabile Inail della sede di Lucca, Carmine Cervo, quello dell’Inps lucchese Luciano Contini e Alberto Sfolcini, dirigente Enel. Alla prossima udienza, a metà di aprile, saranno ascoltati gli agenti di polizia giudiziaria.

Ma a quali episodi fanno riferimento le contestazioni della Finanza? Il primo risale al 1987. Puglia era assunto all’Enel come guardiano. Nell’agosto di quell’anno, mentre rimuoveva delle buche sulla strada, avrebbe urtato un masso col piede sinistro, cadendo a terra. Le conseguenze furono una contusione al piede e una ‘lassità’ (un danneggiamento) nel movimento agli arti inferiori. Per quell’incidente gli fu riconosciuta un’invalidità del 31%. L’anno dopo, a maggio del 1988, a Puglia accadde un incidente mentre transitava dall’abitazione sociale della diga di Vagli: un pezzo di cornicione si staccò e gli finì addosso. L’urto lo fece scivolare nella scarpata sottostante. Dopo l’evento gli fu riconosciuto il 16% di inabilità. Infine l’ultimo episodio è del 1989 e avvenne nella dimora che l’Enel gli aveva concesso come guardiano. Si stava allacciando una scarpa e, per farlo, aveva poggiato la pianta del piede sul parapetto del balcone. A quel punto però, a crollare, è stato tutto il parapetto. Puglia cadde nel vuoto da un’altezza di 5 metri procurandosi un trauma cranico e riscontrando un deficit cognitivo: invalidità del 45%.

Ma a stridere nella posizione di Puglia, secondo l’accusa, sarebbe il ruolo pubblico e istituzionale (intellettualmente e fisicamente impegnativo) avuto per anni e finora nella vita di Vagli. Ruolo difficilmente compatibile con le patologie irreversibili, tra cui lesioni cerebellari e turbe nelle strutture vestibolari. Un’apparente contraddizione che l’ex sindaco dovrà spiegare in aula.

Claudio Capanni