
Vittorio Pescaglini, reo confesso, ha ripercorso i venti anni insieme . L’ammissione: “Quando mi scrisse che non firmava la separazione. chiesi un coltello ai miei amici... volevo farla finita con lei o con me“.
Era il momento più atteso al processo in Corte d’Assise per il femminicidio di Maria Batista Ferreira, la 51enne uccisa a Fornaci il 26 febbraio 2024 con quattro coltellate. E l’esame in aula dell’imputato reo confesso, Vittorio Pescaglini, 57 anni di Fabbriche di Vallico, non ha tradito le attese. L’uomo, agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, difeso dall’avvocato Gianmarco Romanini, ha deciso di rispondere a tutte le domande del pm Paola Rizzo, del presidente della Corte, Nidia Genovese, e delle parti civili per quaranta lunghi minuti, durante i quali ha ripercorso gli oltre venti anni trascorsi con Maria Batista, fino a quel tragico e triste epilogo.
“Sono pentito di quello che le ho fatto, perché io l’amavo...“. La normalità, apparente, del male. Perché quelle 4 violente coltellate mortali le ha inflitte lui sul corpo indifeso della moglie. Una donna che si sentiva minacciata da lui e che era stata 5 volte a raccontare il suo caso al centro antiviolenza. Un copione purtroppo già visto.
“Mi ero innamorato di Maria – ha raccontato Vittorio Pescaglini, imputato di omicidio volontario aggravato – e qualche mese dopo averla conosciuta sulla strada a Migliarino nel 2002 cominciai a frequentarla più spesso. Un giorno mi chiamò chiedendo aiuto e io accorsi a Montecatini salvandola da una lite violenta. Così decisi di toglierla da quella vita e di portarla a casa con me".
"Dopo qualche tempo – ha aggiunto – le arrivò un decreto di espulsione e lei era disperata. L’azienda dove lavoravo ci aiutò con un avvocato. Era il 2004 e decidemmo di sposarci in Comune anche per evitare l’espulsione in Brasile. Lei era felice e lo ero anch’io...".
Poi dopo qualche anno ecco arrivare i periodi difficili, i litigi, per parole grosse. Lei a un certo punto decide di trasferirsi a dormire da sola in mansarda. Passa un anno e mezzo e Maria se ne va di casa, nell’ottobre 2023.
"Un giorno – ha ricordato il marito non senza qualche singhiozzo – mi disse queste parole: “Tu vivi la tua vita, io vivo la mia...“. E se ne andò. Io non capivo il motivo. Lo scoprii solo un po’ più avanti quando trovai tra le sue cose 10 biglietti con numeri di telefono di uomini. Fu un colpo per me. Trovai anche un quaderno con frasi d’amore scritte per un altro...".
In quel periodo Maria non se la passa affatto bene. Forse ha investito troppo in un altro rapporto, che però non funziona. Fino ad arrivare, nel dicembre 2023, a un tentativo di suicidio.
"Io la sentivo abbastanza spesso – ha raccontato Vittorio Pescaglini – , cercavo di riconquistarla. Le davo dei soldi, 50 o 100 euro ogni tanto quando ci vedevamo. Probabilmente lei non lavorava. Quel giorno a fine dicembre eravamo stati anche a pranzo insieme al ristorante. Io non mi rassegnavo. Poi la riaccompagnai verso le 17,30 a Fornaci. Più tardi mi chiamarono i carabinieri perché lei aveva tentato il suicidio ed era in ospedale a Lucca. Corsi da lei, ma lei mi disse “non mi cercare più...“. Poi ho capito appunto che non l’aveva fatto per me, ma per un autista 61enne che l’aveva lasciata. Dopo quel fatto nessuno la voleva come badante, si era sparsa la voce".
"Io vivevo un incubo – ha aggiunto con la voce rotta dall’emozione –, non mangiavo più, ero dimagrito 20 chili. A quel punto volevo separarmi del tutto da lei. Da quel momento in cui ho visto con i miei occhi certe cose, sono sprofondato in un tunnel. A volte non andavo al lavoro. Fumavo e basta. Mi vergognavo di quella situazione in cui ero finito e per ripicca non volevo restituirle la sua roba che avevo ancora in casa".
"Un giorno Maria venne da me perché le avevo promesso che le avrei ridato tutto. Ma ero fuori di testa, arrabbiato, avevo cambiato idea e mentre lei gridava insulti contro di me fuori dalla porta, le gettai un secchio d’acqua addosso. Ma in quel periodo ero fuori di me, ero sempre imbottito di Xanax, facevo cose strane. Non ci capivo più niente. La sera del 6 febbraio anch’io tentai il suicidio da un ponte sopra Gallicano, ma mi fermò una famiglia che passava in auto...".
La situazione a quel punto diventa sempre più tesa ed esplosiva. Lui le taglia addirittura a pezzi alcuni vestiti, salvo poi risarcirla con 200 euro. E la coppia cerca una soluzione nell’accordo di separazione legale in Comune a Fabbriche di Vrgemoli. Un punto sul quale il pm Rizzo e il presidente Genovese lo incalzano. "L’accordo – ha sottolineato il marito – non prevedeva nessun assegno di mantenimento per lei, mentre una metà della casa era sua, anche se non c’era scritto nelle carte preparate dal Comune". Erano d’accordo per firmare tutto il 27 febbraio 2024, ma il giorno prima salta tutto...
"Il 26 ero da una coppia di amici – ha ricordato Vittorio Pescaglini – ed ero convinto che il giorno dopo lei venisse a firmare la separazione. Non volevo più aspettare, era entrato in me un... morbo, non volevo che fosse più mia moglie. Mi vergognavo. Invece alle 4 e mezza del pomeriggio mi arrivò un messaggio di Maria che diceva che non avrebbe più firmato. E mi spiazzò. Mi arrabbiai, pensai di ammazzarmi o di farle del male. Presi la macchina e andai a prendere il mio cane per lasciarlo in custodia ai miei amici. Chiesi loro un grosso coltello, ma si rifiutarono. Allora mi ricordai che ne avevo uno grosso da caccia in auto, che usavo per aprire le cozze a pesca. La chiamai e le dissi che avevo dei soldi da darle e mi dette un appuntamento davanti all’albergo di Fornaci".
"Quando Maria uscì – è il suo racconto degli ultimi fatali istanti – io ero in auto e lei si avvicinò al finestrino. Avevo 5 o 600 euro con me, ma lei disse che ne voleva almeno 10mila e che della separazione dovevamo riparlarne. Io allora saltai fuori con il coltello che tenevo sul sedile, lo sfoderai e mi gettai contro di lei. Maria cercò di difendersi con le mani, ma io la colpii col coltello e cademmo tutti e due a terra...".
Prossima udienza il 18 giugno per la discussione, sentenza attesa entro fine mese.