REDAZIONE LUCCA

"Riportiamo a vista il condotto in Corso Garibaldi"

La proposta-provocazione dell’illustratore e vignettista Alessandro Sesti che lancia l’idea. Che farà sicuramente discutere

Premessa: è una provocazione, e in tale senso va letta. Una provocazione che comunque è tesa anche a creare dibattito e a fare opinione. Soprattutto perché arriva da un attento osservatore della realtà cittadina che spesso riesce a mettere su carta, traducendola in ironiche e altrettanto riuscitissime vignette.

Si tratta di Alessandro Sesti, vignettista tra l’altro proprio de La Nazione di Lucca. Sesti che oggi parla del fosso che attraversa il centro storico di Lucca e che in una sua parte - Corso Garibaldi - è tombato, coperto. Dall’aspetto storico di partenza, Sesti arriva appunto poi anche a lanciare una sua particolarissima proposta che, di sicuro, farà discutere.

Una proposta che arriva tra l’altro a pochi giorni da un fatto che ha fatto molto parlare di sé, cioè la caduta di una importante porzione della copertura in cemento e asfalto della pista ciclabile di viale San Concordio che martedì 11 maggio si è letteralmente sbriciolata, creando un vero e proprio cratere in corrispondenza del condotto sotterraneo. Solo la casualità ha impedito danni alle persone: in quel momento, infatti, nessun ciclista o pedone stava transitando sulla pista.

Sesti, facciamo un po’ di storia, almeno come prima domanda. Perché quella copertura?

"Corso Garibaldi è la strada più lunga, più dritta e più larga che abbiamo nel centro storico di Lucca. Lo diventò intorno al 1820 quando il grande architetto Lorenzo Nottolini fu chiamato a ricoprire il condotto pubblico che lo percorreva fino alla piazza Cittadella dove lo si vede riaffiorare per poi passare sotto le Mura".

Il motivo dunque?

"Il motivo della copertura fu quello di dotare la città di un grande viale dove poter svolgere le sfilate celebrative e militari. Grande strada rimasta del tutto anonima finché nel 1955 l’allora sindaco Giovanni Marchetti decise di riqualificare quella che ancora veniva chiamata la “via del fosso coperto“, dando incarico all’ingegner Mario Maffei che si avvalse della collaborazione del botanico Giovanni Lunardini per allestire le aiuole e di impiantare le stupende magnolie. Se non fosse per quelle meravigliose fioriture di primavera la strada rimarrebbe anonima anche oggi ridotta com’è a parcheggio e transito di mezzi pesanti".

Qual è dunque la sua proposta?

"Fare il percorso a ritroso nella storia riportando alla vista il condotto, ne farebbe recuperare la sua originale continuità a partire da Porta S.Iacopo, dando nuova vita e fascino alla strada dai larghi marciapiedi, le sponde del canale, la passeggiata e uno spaghettino sotto le magnolie. Bello no?".

Cristiano Consorti