Re Vittorio Emanuele II, il Barolo e il vin brulé

L'articolo tratta delle dicerie sul re Vittorio Emanuele II, descritto come un uomo muscoloso, vivace e amante della caccia, diverso dal padre Carlo Alberto. Si parla dello scandalo dello scambio di culla e dei successi del re, come l'alleanza con Napoleone III e la creazione del Barolo e del Vin Brulé.

Scambiato in culla“ ovvero le dicerie su Vittorio Emanuele II il grande Re che unificò l’Italia. Non alto, ma con una muscolatura possente e soprattutto un carattere vivace e ridondante il re era anche un gran cacciatore, ma anche un eroico militare sempre in prima prima linea con i suoi soldati.

Senza poi contare le sue grandi doti amatoriali. Per nulla quindi somigliante al padre Carlo Alberto alto due metri, molto timido, riservatissimo e per nulla amante della caccia e della vita mondana. Il tutto creò il pettegolezzo dello scambo di culla. I maligni infatti asserirono che il figlio di Carlo Alberto morì neonato in ospedale a Firenze e al suo posto venne adottato il figlio di un macellaio.

I meriti di re Vittorio furono comunque tanti in primis allearsi con Napoleone III e poi nominare primo ministro quel genio di Cavour uomo illuminato e dalla vastissima cultura anche agronomica; dopo una gita in Toscana ordina ai contadini della sua tenuta in Piemonte di creare un vino simile al Chianti; nasce così il Barolo che oltre ad essere un ottimo vino è anche la base per il Vin Brulé.

E infatti il suo farmacista di fiducia creò un decotto di vino con noce moscata chiodi di garofano e cannella; era nato il vin brulé ottimo preparato contro le forme raffreddative ed influenzali ancora molto aggressive in tutta Italia.