Abusi sul bimbo al villaggio vacanze. Animatore condannato a cinque anni

E’ un 26enne lucchese. L’episodio a Sharm. "Ora chiedo perdono"

Polizia postale (Archivio)

Polizia postale (Archivio)

Lucca, 14 dicembre 2016 - Cinque anni di reclusione all’animatore pedofilo. Questa la pena inflitta ieri pomeriggio dal gup, in rito abbreviato, ad un animatore turistico lucchese di 26 anni per atti sessuali ai danni di un bimbo di 10 anni, commessi in un villaggio vacanze a Sharm el Sheikh. Una vicenda choc per la quale il pm aveva invece chiesto sei anni e dieci mesi. Il giudice, nell’applicare una pena inferiore (con interdizione perpetua dai pubblici uffici), ha probabilmente tenuto in considerazione anche le dichiarazioni dell’imputato che in aula si è scusato con i familiari del bambino: "Vi chiedo perdono per quello che ho fatto...". Il giovane, detenuto nel carcere della Dogaia di Prato, dove esiste un braccio di detenzione riservato ai pedofili, ha anche sottolineato di seguire da tempo un percorso riabilitativo che prevede incontri periodici con una psicologa criminologa, scelta dalla famiglia. La speranza di tutti, in primis dei familiari, è che davvero questo ragazzo possa essere recuperato e non rappresentare più un pericolo sociale.    La vicenda risale al 9 luglio 2015 quando l’animatore turistico approfittò della confidenza che aveva con il bambino nel villaggio vacanze di Sharm el Sheikh, convincendolo ad entrare nella stanza destinata al personale, costringendolo a subire atti sessuali e a farsi fotografare nudo. Il bimbo, figlio di una coppia di Torino in vacanza, spaventatissimo, raccontò tutto soltanto al ritorno a casa. Scattarono indagini complesse sulla base della denuncia presentata dai genitori del minore, trasmessa per competenza alla procura di Lucca. Il pm Sara Polino affidò le indagini ai carabinieri e alla polizia postale che riuscirono a ricostruire l’accaduto. Il giovane animatore lucchese venne quindi arrestato nel novembre 2015 e alla fine confessò tutto.    Ma il suo conto con la giustizia non si ferma qui. Il ventiseienne, che era stato a lungo attivo anche in una parrocchia della Piana soprattutto nelle festicciole con bambini, era finito già sotto inchiesta con l’accusa di aver adescato ragazzini su Facebook e su Whatsapp, con scambio di foto e video: un episodio che è stato stralciato per ulteriori approfondimenti investigativi dopo il sequestro del suo computer.    Per un altro caso di molestie sessuali nei confronti di un ragazzino vicino di casa, accaduta alla vigilia del Natale 2011, il ventiseienne aveva invece patteggiato 2 anni di reclusione nel 2014. In seguito a quella sentenza, è pendente una causa in sede civile: i genitori del ragazzino molestato hanno chiesto oltre 300mila euro di risarcimento danni.