Paolo Pacini
Cronaca

Chi ha ucciso Ursula? Il processo riparte da zero

I giudici della Corte d’Appello richiamano tutti i testimoni e i consulenti. Unico imputato l’ex compagno Francesco Picciolo, assolto in primo grado

Ursula Turri, soffocata a morte in casa a Barga il 19 novembre 2019

Ursula Turri, soffocata a morte in casa a Barga il 19 novembre 2019

Lucca, 12 giugno 2025 – Ripartirà praticamente da capo l’istruttoria dibattimentale sull’omicidio di Ursula Turri, l’operatrice sanitaria di 49 anni soffocata con un cuscino nella sua camera da letto a Barga il 19 novembre 2019. L’ha deciso ieri mattina la Corte d’Appello di Firenze, chiamata a discutere il ricorso presentato dal pm Antonio Mariotti e dal legale di parte civile Paolo Mei contro la sentenza del gup che il 21 febbraio 2024 aveva assolto in primo grado l’ex compagno Fabio Picciolo, 59 anni, già impiegato all’ufficio protocollo del Comune di Barga, difeso dagli avvocati Riccardo Carloni, Francesco Marenghi e Gianmarco Romanini.

In sostanza la Corte vuole che tornino in aula tutti i testimoni principali, nonché altri quattro testimoni per i quali erano stati solo acquisiti i verbali di sommaria informazione. Dovranno inoltre essere sentiti nuovamente i medici legali del pm e della difesa, che avevano tratto conclusioni diverse su cause e orario del decesso. Stesso iter per i quattro periti informatici che hanno analizzato tabulati, cellulari e celle telefoniche collegate alla vittima e all’imputato. Insomma, quasi un processo penale ex novo per poter valutare con maggior cognizione di causa le eventuali responsabilità di Picciolo. Prossima udienza il 22 ottobre sempre a Firenze.

Il ricorso in appello era scattato dopo il deposito delle motivazioni della sentenza emessa dal gup Simone Silvestri. Secondo pm e parte civile ci sarebbero infatti vari elementi contraddittori nella sentenza e alcuni indizi importanti che non sarebbero stati valutati correttamente. Tra questi, la mancanza di segni di effrazione alla porta della casa di via Fontana a Barga e la presenza di qualcuno nella casa dopo il decesso della donna: l’omicida è ritornato più volte sul luogo del delitto utilizzando la chiave poi trovata dai carabinieri sul pavimento della camera.

Per l’accusa, Picciolo non avrebbe un alibi dalle ore 17 e sino a tutto il 19 novembre: in quel lasso di tempo per 10 volte invia 5 messaggi sul cellulare dal tono disperato e dichiara ai carabinieri di essere sempre rimasto in casa a guardare la tv. Ma per il consulente tecnico del pm “alle 22.12 il database del suo dispositivo registra un tentativo di collegamento con il wifi nella casa della vittima e i messaggi degli ultimi giorni mostrano un crescendo di delusione e gelosia perché la Turri aveva ripreso il rapporto con un’altra persona”. Ma ora la parola passa alla Corte d’Appello.