
Manolo Pieroni e Solange Del Carlo nel giorno del matrimonio
Lucca, 17 settembre 2016 - Per la prima volta è stato celebrato un matrimonio nel carcere di Las Palmas a Palmira, in Colombia. I protagonisti sono due lucchesi e un amore che sta facendo i conti con le sbarre di una cella e una condanna a 21 anni e quattro mesi. I fiori d’arancio sono stati quelli tra Manolo Pieroni, 35 anni, originario di Segromigno, che l’8 luglio del 2011 all’aeroporto di Cali fu trovato con sette chilogrammi di cocaina in valigia, e la fidanzata Solange Del Carlo, 31 anni, che da allora fa la spola tra Porcari e la Colombia. Una donna battagliera, Solange, che ha contattato avvocati, denunciato in ogni modo la drammatica condizione di detenzione a cui è sottoposto il 35enne e che, sempre per lui, l’anno scorso contattò la trasmissione Le Iene nel tentativo di dare una spinta alla pratica dell’estradizione. L’ultima battaglia è stata quella per sposare Manolo. E ce l’ha fatta.
«E’ stata un guerra di permessi – ci racconta via Facebook, dove ha postato anche le foto della cerimonia – ho parlato con tutti i direttori e alla fine l’ho spostato. E' stata dura perché in questo carcere infernale è la prima volta che succede». «Se siamo arrivati a metterci l’anello al dito è stato per la mia caparbietà», prosegue la neo moglie di un condannato per traffico internazionale e fabbricazione di stupefacenti. Un reato che, secondo lui e la moglie, non ha commesso. Manolo Pieroni era partito per aprire un’attività in Colombia, ma quando è arrivato all’aeroporto è stato fermato «perché qualche maledetto - come raccontava via telefono dal carcere di Palmira nel marzo 2014 - aveva deciso di nascondermi la droga in valigia e farmi fare da involontario corriere». Si è sempre difeso così il diretto interessato e la «sua» Solange – di professione operatrice saniatria – l’ha sempre urlato al mondo.
«In Colombia c’è una pratica molto usata, quella della “mula involontaria” attraverso la quale i trafficanti di droga riescono ad inserire grosse quantità di stupefacenti nelle valige di persone ignare per farle arrivare in Europa. Questo è quello che è successo a Manolo». Solange ha ripetutamente denunciato le condizioni di detenzione di Manolo: «Viene picchiato a giornate e privato di cibo – Io sono costretta a partire ogni tre mesi per andarlo a trovare subendo, per entrare in carcere, perquisizioni da soli uomini. Intanto è tutto fermo sui vari fronti diplomatici e giudiziari: mi chiedo quando finirà questo inferno». Ma, per una manciata di minuti, sui loro volti, è passata una ventata di felicità e libertà. Tra le mura scrostate di una saletta del carcere ci sono state anche la torta con la statuina e le foto nuziali fatte da una pastora che prega con Manolo. Lì sarà anche la loro luna di miele. «Mai abbattersi», scrive tra centinaia di «mi piace» al popolo social che li segue. E li incoraggia.