REDAZIONE LUCCA

"Manifattura, occasione unica per Lucca" La visione di Friedman per la città del futuro

L’economista americano spiega perché il progetto di Fondazione Crl e Coima contribuirebbe al rilancio culturale ed economico

di Francesco Meucci

Sul progetto di recupero della ex Manifattura abbiamo voluto ascoltare il parere di un economista e giornalista di caratura mondale che a Lucca è di casa: Alan Friedman. Il quale mette in campo una visione per così dire “laica“ – lui che non è un urbanista – della questione nel suo complesso.

Fare impresa, sviluppare l’innovazione, dare vita a iniziative coraggiose? Friedman, cosa serve oggi per uscire dalla crisi? È necessario sacrificare qualcosa?

"Quello che serve oggi è fare squadra a ogni livello. Fare squadra per portare l’economia fuori da questa pesante recessione che nel 2020 vede il crollo delPil del 10 per cento. Che vede tante piccole e medie imprese sofferenti, in grande difficoltà. Una recessione che ha prodotto una vera e propria ‘strage’ del turismo, con conseguenze pesantissime sul commercio e, più in generale, sull’intero sistema economico italiano. Adesso è di fondamentale importanza sfruttare i 200 miliardi di fondi europei disponibili in un piano intelligente per il Paese investendo per valorizzare il territorio, ripristinare le città d’arte e dare nuova linfa alla cultura per rilanciare il turismo nei prossimi anni".

Il progetto di riqualificazione dell’area sud della ex Manifattura Tabacchi è da mesi oggetto di un dibattito serrato e molto seguito a Lucca. Secondo lei può rappresentare una grande opportunità per la città e per il territorio oppure può nascondere qualche insidia speculativa?

"Si tratta di una rara opportunità per la città di fare squadra, di unirsi in un progetto che secondo me è giusto, innovativo, ‘pulito’ e anche molto ‘verde’ e sostenibile. Abbiamo l’esempio di una Fondazione disposta a stanziare 60 milioni di euro per un investimento che il Comune, da solo, non potrebbe mai realizzare. Il Comune non dispone di quel budget, ma, grazie alla Fondazione, potrebbe finalmente veder ripristinare e riqualificare un quartiere rimasto abbandonato per anni. Alla ex Manifattura Tabacchi è necessario realizzare opere che, grazie al loro effetto moltiplicatore, possano creare lavoro, riportare negozi, uffici, appartamenti, ristoranti, vita. Un progetto che mi appare buono per Lucca, per il turismo e per il futuro. Un progetto che mostra una città che conserva le sue tradizioni e la sua storia, ma che è capace di ricostruirsi e di presentarsi pronta alle sfide del XXI secolo. Quindi, per me il progetto è eccellente, unisce denaro privato e gestione pubblica, in una partnership perfetta E sono veramente perplesso che siano state sollevate delle obiezioni. Per la verità, non ho visto finora nel dibattito pubblico a Lucca obiezioni di sostanza, ma piuttosto polemica. Insomma, ‘beghe di bottega’".

Secondo lei, la città si dovrebbe fidare o intravede possibilità più interessanti per il futuro della Manifattura?

Io non sono esperto di pianificazione urbanistica, ma un economista. Da questo punto di vista vi dico che, se nel bel mezzo di una pesante recessione, causata dal Covid-19, quando l’Italia tutta deve rilanciarsi, qualcuno ti offre sessanta milioni nell’ambito di una collaborazione tra pubblico e privato per valorizzare un quartiere che è stato abbandonato e non ci sono altre possibilità, tu dici sì. Per me questo è un progetto da fare assolutamente. È un progetto valido. È un modello. Fra l’altro, quello che Coima ha realizzato a Milano e altrove è di grande livello. E credo che la Fondazione sia generosa a mettere sul piatto sessanta milioni. Per me è un’opportunità rara, direi unica. È una ‘last chance’ per la Manifattura. Altrimenti tutto il complesso andrà deteriorandosi, diventerà un rudere, e i contribuenti saranno costretti a pagarne la manutenzione per difendere la pubblica incolumità. Abbiamo una grande opportunità per Lucca. Penso che la Fondazione e l’amministrazione comunale hanno questa grande occasione".

Ne è sicuro?

"Certo, tutti potrebbero nuovamente godere di questa parte della città. C’è un’idea di sviluppo chiara: riqualificare un’area così importante del centro storico diventerebbe un modello non solo per Lucca ma per tutta l’Italia. Quante manifatture analoghe ci sono nel Paese? Lucca diventerebbe leader nazionale con questo progetto e non portarlo avanti sarebbe una sciocchezza.

L’economia si fonda anche sulla cultura, soprattutto in Italia. Tutelare il patrimonio storico-artistico ha un impatto diretto anche sul piano di vista economico dunque?

"Certo. Il caso del Complesso Conventuale di San Francesco, restaurato e restituito alla città dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca è esemplare. Qui la Fondazione, assieme al Comune, ha lavorato bene per tutelare l’ambiente, conservare la storia e ripristinare un bene della comunità. Queste sono le cose che le fondazioni di ogni città devono fare. Con la Manifattura Tabacchi per Lucca si presenta un’altra grande opportunità".

Abbiamo visto che lei insiste molto sull’importanza del rapporto tra pubblico e privato. In un contesto globale e nazionale di stagnazione e di immobilismo, qual è il ruolo del privato rispetto al pubblico soprattutto in materia di grandi opere?

"La regola nel XXI secolo è che quando un comune è trasparente e gestisce soldi pubblici (credo che il budget del Comune di Lucca sia di 8090 milioni all’anno) e intende offrire tutti i servizi necessari, nelle condizioni attuali non ce la fa. Se c’è un partner privato disposto a fare un investimento e, come in questo caso, ad accettare un ritorno del 3% - che non è da ‘rapace’ bensì equo – non si può che accogliere questa proposta. Allora se c’è la disponibilità della Fondazione che ha la vocazione a investire sul territorio per valorizzare la cultura perché non approfittarne?".