Nessun danno erariale nella vicenda delle ricapitalizzazioni di “Lucca Polo Fiere e Congressi“, società in house del Comune di Lucca. L’aveva stabilito un anno fa la Corte dei Conti e adesso tale decisione diventa definitiva per decorrenza dei termini per un eventuale appello.
Assolti in via definitiva l’ex sindaco Mauro Favilla, tutti i consiglieri di maggioranza di centrodestra che lo sostenevano e per l’ex dirigente comunale Serafino Torturici. La vicenda è quella della ex Lucca Holding. Era il 25 ottobre 2011 quando Marco Agnitti, Maurizio Allegrini, Marco Andreoni, Luigi Bertani, Nicola Buchignani, Massimo Checchia, Giacomo De Luca, Maurizio Dinelli, Franco Fabbri, Lido Fava, Mauro Garbini, Roberto Lotti, Marco Martinelli, Giampaolo Micheloni, Giorgio Mura, Luciano Panelli, Gabriele Torri, Alessandro Venturi, Pietro Fazzi (peraltro già dimissionario), oltre a Favilla e Turturici, finirono indagati sulla base di un esposto dell’attuale sindaco Alessandro Tambellini.
L’ipotesi era di presunte illegittimità commesse dal Comune per la distribuzione di utili (del 2010) di Lucca Holding, la cassaforte comunale delle aziende partecipate. Il tutto, veniva rilevato, nonostante il peggioramento della situazione patrimoniale e reddituale della società. Veniva contestata anche la mancata registrazione della contabilità di Gesam e Geal e l’aumento di capitale che Lucca Holding aveva effettuato verso Lucca Polo Fiere nonostante questa registrasse perdite di esercizio da sei anni.
Dopo l’esposto di Tambellini, allora capogruppo Pd, le indagini della Finanza accertarono ipotesi di reato di danno erariale solo per la parte relativa ai versamenti di Lucca Holding a favore di Lucca Polo Fiere, misurabile in 700mila euro. Un danno che per l’accusa era da ascrivere al sindaco, al dirigente comunale addetto al bilancio e ai consiglieri di maggioranza che avevano votato in consiglio comunale la ricapitalizzazione. La Corte dei Conti, nel 2014, non la ritenne fondata, ma in secondo grado, il giudice accolse l’appello della Procura e annullò la sentenza di primo grado. La battaglia legale si è trascinata fino allo scorso anno quando la Corte dette di nuovo ragione agli indagati, assolvendoli.