
Lucca chiede scusa a Chet: "L’arresto per droga?. Oggi non ci sarebbe stato"
"Chet Baker? Un amico fragile. Oggi avrei sicuramente chiesto per lui l’assoluzione in quel processo per droga a Lucca. Non per i grandi meriti musicali, ma perché era una vittima di se stesso, considerando anche le diverse normative dell’epoca, la sua condotta processuale e il fatto che neppure si rendeva conto di infrangere la legge, peraltro con sostanze stupefacenti di stretto uso personale...".
Così il procuratore capo di Lucca, Domenico Manzione, stavolta nella duplice veste di magistrato e di autore di un suggestivo volume sul genio della tromba: “Il mio amico Chet - Storia un po’ vera un po’ no del processo a Chet Baker“ (Maria Pacini Fazzi Editore 2022). Sarà proprio il dottor Manzione uno dei protagonisti della tavola rotonda di lunedì 13 maggio al teatro del Giglio di Lucca. Con lui i musicisti Giovanni Tommaso (mitico contrabbassista, oggi 83enne, che lo accompagnò in tournée), Enrico Rava, Rita Marcotulli e Roberto Gatto; Francesco Martinelli, storico e studioso di jazz, Carlo Andrea Giorgetti, fondatore del Banchetto Musicale e Vittorio Barsotti, presidente del Circolo Lucca Jazz. Un preludio al concerto che la sera, alle 21, vedrà sul palco proprio gli storici big del jazz Tommaso, Rava, Marcotulli e Gatto.
“Chet, we remember you“ è il titolo di questa giornata promossa da Teatro del Giglio e Comune (nell’anniversario della morte avvenuta il 13 maggio 1988 ad Amsterdam) che propone anche due mostre nel foyer dedicate al travagliato rapporto dell’artista americano con Lucca.
"In effetti quello fra Chet Baker e Lucca fu un incontro ma anche uno scontro – sottolinea Domenico Manzione – che mi ha appassionato molto. Una vicenda che risale al 1960 e che ho conosciuto un po’ per caso. Un amico lucchese mi raccontò di quando i ragazzini come lui si trovavano sulle Mura per ascoltare il suono della tromba di Baker che usciva dalla cella del carcere di San Giorgio dove era rinchiuso. La curiosità è stata forte e sono andato a recuperare il fascicolo processuale, scoprendo soprattutto una storia umana dolorosa, un artista straordinario, ma fragile". Chet Baker è già una star delle notti in Versilia, all’epoca. Il pomeriggio del 31 luglio 1960 si ferma a fare il pieno al distributore Shell di viale San Concordio a Lucca, diretto proprio in Versilia. Chiede del bagno e si chiude dentro per iniettarsi il Palfium, un oppioide analgesico di cui è ormai dipendente. Collassa e resta a terra. Il titolare chiama i carabinieri, che lo arrestano per abuso di sostanze stupefacenti.
"Si farà un anno e mezzo di carcere a Lucca – ricorda il dottor Manzione – ammettendo tutto anche molto ingenuamente, se vogliamo. Si stava autodistruggendo anche se era andato alla clinica Santa Zita, per provare a disintossicarsi. Dalle carte non emergono cessioni di stupefacenti ad altri. Emerge però la figura di un 31enne fragile, di un musicista che si porta in carcere il flicorno e lo suona due volte al giorno, deliziando il pubblico che si raccoglieva appositamente intorno al carcere di San Giorgio. Fu il suo modo di evadere da quella cella...".
Chet Baker rimase legato nell’anima a Lucca. Un’immagine emblematica lo vede seduto con la sua tromba sulla finestra della camera 15 dell’Hotel Universo, proprio di fronte a quel Teatro del Giglio che ora lo omaggia come merita.