
L’autore lucchese d’adozione è tra i finalisti della categoria con “Il giorno della spensieratezza“ .
LUCCA
Una lettura leggera ma profonda, capace di invitare a guardare la realtà con occhi nuovi, a superare i pregiudizi e a comprendere che la felicità non risiede nella perfezione, ma nella capacità di accettarsi per ciò che si è davvero. È ufficiale: "Il giorno della spensieranza", l’ultimo romanzo di Stefano Tofani – pisano di nascita, ma lucchese d’adozione – è entrato nella dozzina finalista della categoria +11 del Premio Strega Ragazzi e Ragazze. Pubblicato lo scorso febbraio da Rizzoli, Tofani firma un romanzo che affronta temi importanti come la disabilità, la depressione e l’omosessualità con delicatezza, umorismo sottile e una profonda sensibilità. Con una narrazione brillante, ricca di ironia e colpi di scena, il libro lancia un messaggio forte e chiaro: essere "strani", insicuri o imperfetti non significa essere fuori posto nel mondo. Anzi, è proprio da lì che può iniziare il viaggio verso la propria unicità. Com’è nata la sua passione per la scrittura?
"A scuola ho sempre amato scrivere i temi. Poi, un giorno, mi sono fatto male giocando a calcio e sono stato costretto a restare a casa per due mesi. Mi annoiavo, così ho iniziato a scrivere un racconto. È stato lì che ho capito quanto mi piacesse: da quel momento non ho più smesso. All’inizio scrivevo solo per me, senza far leggere nulla a nessuno. Ma quando ho cominciato a condividere le mie storie, le persone mi hanno incoraggiato a inviarle a una rivista. Lì è cominciato tutto: la rivista mi ha pubblicato e ho scoperto quanto sia bello essere letti, emozionare gli altri — soprattutto i ragazzi. Però, devo dire, la scrittura in sé continua a darmi la soddisfazione più grande".
È tra i finalisti del Premio Strega: come ha accolto la notizia?
"Ho scritto diversi libri, ma non avevo mai ricevuto un riconoscimento così importante. Oggi tanti scrivono libri per ragazzi, e riuscire a entrare nella dozzina finalista — dove ci sono anche autori internazionali — è per me una gioia immensa".
Affronta temi forti con grande delicatezza... Cosa l’ha spinto a raccontarli proprio in un libro per bambini?
"Volevo raccontare una storia, e nelle storie — come nella vita — accadono cose belle e brutte, divertenti e difficili. I temi più delicati fanno parte della realtà, ed è giusto che trovino spazio anche nella letteratura per ragazzi. Credo molto nella forza delle storie: possono aiutare a parlare di tutto, se lo si fa con la giusta leggerezza. Rodari diceva che ai ragazzi bisogna dire tutto, basta trovare il modo giusto. E sono d’accordo".
Cosa rappresenta e la "spensieranza"?
"È quel giorno raro in cui riesco a staccare la testa, a non pensare a niente. Lo provo spesso quando vado nelle scuole a presentare il libro: i bambini mi fanno mille domande, mi coinvolgono, mi commuovono. In quell’ora, davvero, riesco a dimenticarmi di tutto".
A chi le piacerebbe che arrivasse questo libro?
"Oggi molti giovani soffrono di ansia, vivono sotto la pressione di modelli irraggiungibili. Penso ai ragazzi che si fanno troppi problemi, che si sentono spesso inadeguati o imperfetti. A quelli che fanno fatica a lasciarsi andare, a vivere con leggerezza. È importante far capire loro che si può sbagliare, che si possono avere difetti, paure, fragilità… e che si può comunque essere felici. Questo è il mio messaggio, e spero che ognuno, leggendo, trovi nel libro qualcosa che gli parli".
Giulia Prete