Lavoro, l’allarme del sindacato ”Troppo pochi i profili qualificati”

La Cgil teme che le aziende cerchino dipendenti precari e senza titoli professionali per abbattere i costi

Lavoro, l’allarme del sindacato  ”Troppo pochi i profili qualificati”

Lavoro, l’allarme del sindacato ”Troppo pochi i profili qualificati”

Preoccupazione da parte della Cgil di Lucca sul fronte dei posti di lavoro precari e al ricorso, dal punto di vista occupazionale per certi settori – uno fra tutti quello legato al turismo e alla ristorazione – della mancanza di profili professionali qualificati. Il sospetto del sindacato, insomma, è che vi sia in atto un modo di concepire il lavoro incline alla ricerca di bassi profili e della precarietà, per abbattere i costi dei dipendenti.

"I dati sono quelli che arrivano da una rilevazione mensile Excelsio-Unioncamere, riferiti al trimestre maggio-luglio – afferma il segretario della Camera del lavoro della Cgil di Lucca, Fabrizio Simonetti – e devono essere letti con attenzione; nel settore dei servizi, per esempio, c’è il ricorso al lavoro stagionale attingendo a contratti dove, per sei mesi all’anno, li paga l’Inps, ovverosia la collettività; occorre andare verso la destagionalizzaione, magari con part time verticali, ed esempi di questo tipo, fra i tanti, li troviamo in zone a forte vocazione turistica, come ad esempio a Rimini".

Un dato che insospettisce il sindacato, poi, è quello che riguarda il ricorso ai bassi profili: Nel 46% dei casi, non è richiesto un titolo di studio, vale a dire che vi è la tendenza a utilizzare personale non qualificato: sorge il dubbio, abbastanza suffragato dai numeri, che questo non sia altro che un escamotage per pagare meno i lavoratori; vogliamo capire, e lo chiediamo al mondo imprenditoriale, quali sono le reali prospettive lavorative e, attraverso il ricorso alle modalità indicate, quale tipo di economia vogliamo: c’è bisogno di attuare, insieme al mondo imprenditoriale e alle istituzioni, locali e regionali, le forze sociali e sindacali, un’attenta riflessione per affrontare la questione della formazione e del mercato del lavoro".

Sulla questione, concorda anche Enrico Cecchetti, responsabile del gruppo di studio e ricerca della Cgil di Lucca: "Questi dati ci fanno vedere che a fronte di settori ove è richiesto un livello basso, a partire dal settore legato al turismo, dall’altra compare che il 42% degli imprenditori ha difficoltà a trovare personale professionalmente formato; i dati non sono affatto slegati ed è per questo che serve un tavolo permanente, a livello provinciale, per studiare i numeri locali, una prassi che prima vedeva la Provincia mettere in campo competenze grazie al suo ufficio studi, poi smantellato, che oggi avrebbe un’importanza fondamentale; sulla questione della formazione, occorre aprire il confronto, a partire dalla Regione, dal momento che vi sono le risorse necessarie, grazie ai fondi dell’Unione europea, da utilizzare per formare i livelli più bassi".

Intanto Confindustria Toscana Nord afferma che "gli ultimi dati Inps disponibili relativi all’anno 2021 – come spiega il direttore Marcello Gozzi – evidenziano che a Lucca nel manifatturiero l’88,8% dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato; non è una novità che il manifatturiero sia, collettivamente, un datore di lavoro propenso a rapporti di lavoro stabili: servono competenze, esperienza, formazione continua, capacità di lavorare in gruppo, tutte caratteristiche per le quali la continuità e la sedimentazione delle conoscenze sono elementi di vantaggio. Il dialogo fra la nostra associazione e il sindacato, su questo come su tutti gli altri temi inerenti le relazioni industriali, è costante e continuo".

Maurizio Guccione