CLAUDIO CAPANNI
Cronaca

L'appello choc a Regione e Asl: "Gambe amputate dalla burocrazia"

La richiesta di aiuto: "Intervenite oppure le taglieranno"

Sala operatoria

Lucca, 23 giugno 2019 - "La malattia di mia madre sta peggiorando. L’unica possibilità è che la Regione Toscana o la Regione Lazio facciano qualcosa». Se quell’aiuto, chiesto ormai un mese fa, non dovesse arrivare, il verdetto medico è garantito: amputazione di entrambe le gambe per la madre 67enne di Enrica. Un intervento devastante che, secondo Enrica, residente in provincia di Roma (e secondo le cartelle cliniche della casa di cura Barbantini di Lucca), si potrebbe evitare. L’unica salvezza per la 67enne romana, affetta dal 2014 da ulcere alle gambe non risolvibili con tecniche convenzionali, sarebbe la terapia offerta dalla clinica lucchese: il ‘trapianto di cute Ded omologo’, a cui la 67enne si era sottoposta a Lucca, fino a marzo. Poi lo stop. La causa: la delibera della Regione Toscana (la 1220 di novembre 2018) che abbatte i tetti di spesa per l’acquisto di prestazioni dalle strutture sanitarie private per i pazienti che arrivano da fuori regione. In poche parole riduce l’ingresso dei ‘non toscani’ nelle strutture private convenzionate con l’Asl. Come l’ingresso di Enrica e sua madre alla Barbantini dove la donna eseguiva il trapianto di pelle agli arti inferiori. 

Della serie: o pagare (salato) senza convenzione col sistema sanitario oppure rinunciare alla cura. Come purtroppo ha dovuto fare la madre di Enrica. Dopo l’appello lanciato dalla donna su La Nazione, il 23 maggio scorso, l’Asl Toscana Nord Ovest aveva replicato consigliando alla paziente di chiedere aiuto alla propria Asl (quella di Roma, dove risiede), che avrebbe potuto accollarsi interamente la spesa e permettere così alla donna di curarsi a Lucca. Ma, due giorni fa, l’Asl romana ha risposto: niente da fare, richiesta negata. Questo nonostante in Lazio non esistano centri convenzionati in grado di offrire la cura anti amputazione, come la casa di cura Barbantini. 

Enrica, disperata, lancia un ultimo appello: «Le gambe di mia madre peggiorano minuto dopo minuto e a breve dovranno amputargliele. Mi chiedo: l’articolo 32 della Costituzione non tutela forse il diritto alla salute di ogni cittadino? Perché tutti devono assistere impotenti a questo scempio? Perfavore, qualcuno ci aiuti».