Non aveva paura, Barbara Capovani. Ma era assolutamente consapevole dei rischi del suo incarico di coordinatrice del servizio psichiatrico del Santa Chiara. “Aveva una personalità forte, dirompente. Sfidava se stessa e gli altri, non aveva paura di niente di fronte alla missione che aveva sposato da sempre: curare i malati psichiatrici. Ma aveva coscienza dei rischi, soprattutto si preoccupava per i suoi colleghi, per gli infermieri. Aveva sensibilizzato su questo anche il presidente della sezione civile del Tribunale di Pisa, stava organizzando convegni per capire cosa fare“.
Le parole sono quelle di Monica Nappini, sorella di Giorgio, l’ex marito della psichiatra morta a Pisa a seguito dell’aggressione di cui fu vittima il 21 aprile dello scorso anno da parte di Gianluca Paul Seung.
“Era sensibile, competente. Capiva sempre chi aveva di fronte. Era nata per questo, aveva sempre voluto fare la psichiatra. E oggi noi come famiglia siamo grati e onorati che ci sia ancora forte questo pensiero che dimostra la gravità di quanto è accaduto a mia cognata, ci conforta – dice Monica Nappini in riferimento all’evevento di ieri, a cui ha presenziato insieme al fratello, ex marito della dottoressa, l’inaugurazione e intitolazione del laboratorio scientificio di Maggiano – Ma ci stupisce e ci amareggia non poco il fatto che dopo tante parole non sia mai arrivata una risposta di sorta per questi malati che hanno disagi, che sono pericolosi, e continuano a essere abbandonati a se stessi“. I fatti appunto: quelli che metteva sul campo ogni giorno Barbara e che oggi invoca l’ex cognata. “Si deve investire su strutture che non solo solo luoghi ma personale, educatori, medici. Non si è mosso niente eppure il problema è grandissimo, enorme e non solo rispetto al rischio. C’è tanta gente che sta male e le famiglie con loro, non sono in grado di affrontare i disagi. Su questo in un anno non è precipitato neanche l’accenno di una proposta, di un progetto“.
Un’immobilità che è l’antitesi perfetta della personalità di Barbara. “Era minuta ma non passava inosservata, era sempre presente, dinamica. Ritorna spessissimo nei miei sogni, parliamo come se nulla fosse successo. Uno degli ultimi ricordi che tengo con me? Felice, raggiante alla laurea in medicina di sua figlia Alice, oggi ginecologa a Genova“. Ecco le altre due vittime di quello che è stato, i figli. “Reagiscono, Alice e Piergiorgio. Ma dentro la ferita è immensa, una piaga che si portano dentro. Alice sembra il clone di sua madre, fortissima, concentrata, determinata“.
Partecipatissima la cerimonia di ieri all’ex manicomio di Maggiano per la targa e il taglio del nastro del laboratorio scientifico. “Ho pensato da subito di intitolarlo a lei – così Isabella Tobino, presidente della Fondazione Mario Tobino –. Lo dovevamo restaurare e così è stato grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio. Mi sono detta appena è pronto lo dedichiamo. Destino ha voluto, o una mano invisibile chissà, che ciò accadesse proprio a un anno esatto dalla morte di Barbara Capovani“.
Laura Sartini