
La segnalazione sulle aggressioni che avvengono, con una certa frequenza, nel reparto di Psichiatria del San Luca da parte di pazienti nei confronti degli operatori sanitari è probabilmente un segreto di Pulcinella. In ogni caso la questione ha comunque scaturito qualche reazione atta a spiegare il fenomeno. Dopo l’intervento della direttrice Adalgisa Soriani, che non ha negato il problema, è la volta di Enrico Marchi, ex direttore dei servizi psichiatrici della ASL 2 di Lucca. Ruolo che ha ricoperto per 13 anni.
"Da sempre la psichiatria si confronta con il problema della custodia e della sicurezza, ma mai come in questi ultimi anni sono state messe in discussione alcune metodologie di contenimento prima utilizzate con maggior frequenza e facilità. Un cambiamento che è figlio di quell’umanizzazione di cui Lucca è sempre stata una realtà all’avanguardia nella messa a punto di metodi non restrittivi. Capita però, - spiega il dottor Marchi entrando nel merito della questione - che nonostante l’utilizzo di psicofarmaci, certe situazioni di grave difficoltà sociale portino a reazioni aggressive estreme, ma rappresentano una piccola parte. Come ha già spiegato la direttrice Soriani, nel reparto vengono applicati tutti gli strumenti a disposizione per limitare e prevenire certi episodi. Grazie anche ad un supporto esterno agli operatori per mettere in atto tecniche particolari che vengono utilizzate solo in casi estremi di necessità e sotto osservazione medica. Mi riferisco ai casi in cui i pazienti hanno reazioni difficili da gestire, che richiedono l’intervento delle forze dell’ordine e l’utilizzo, a volte, dei polsini".
"Ma oltre al sensazionalismo di certi eventi avversi - aggiunge Marchi - sarebbe importante parlare dello sforzo e delle buone pratiche che contraddistinguono il lavoro quotidiano dei colleghi psichiatri, e che si traducono in centinaia di prestazioni giornaliere multidisciplinari erogate oltre che in ospedale, negli ambulatori del Centro di Salute Mentale e nei Distretti sociosanitari, a domicilio, nei centri diurni e nelle strutture residenziali che formano una rete molto fitta sul territorio. Senza contare della grande attività di riabilitazione psicosociale che contraddistingue Lucca da sempre, mi riferisco ai laboratori p per l’attività occupazionale, che
avviano le persone al ripristino e al recupero dell’autonomia; ad attività complementari come l’arte terapia, con cui i pazienti riescono a recuperare alcune capacità; o ancora agli affidi eterofamiliari con il reinserimento di pazienti che hanno raggiunto un buon livello di equilibrio in famiglie affidatarie volontarie. In questo Lucca vanta primati nazionali; attualmente sono 40 i pazienti affidati, sia part time che full time".
Ma se c’è una cosa di cui la psichiatria soffre, secondo Marchi, è il fatto di essere fondamentalmente sottovalutata da chi comanda. "La dotazione di personale in carico alla salute mentale in tutta Italia, così come la dotazione di risorse, è sottostimata rispetto ai bisogni reali. Su di essa aleggia una nube di pregiudizio che porta alla rimozione collettiva del problema. Il nodo è quello delle assunzioni, non solo di medici ma anche infermieri specializzati, educatori, psicologi, che hanno una funzione molto utile nella prevenzione. Soprattutto in un periodo storico come questo, con la pandemia che ha aumentato la casistica: ha fatto venir fuori problematiche nuove e riaffiorare disagi vecchi in pazienti in cura da anni. Dopotutto quella mentale, come la maggior parte delle malattie, ha più facilità a insediarsi nelle classi meno abbienti, trovando terreno fertile nelle difficoltà sociali". E la pandemia ha allargato di gran lunga le maglie del disagio sociale.
Tere.Sca.