La pandemia vista dal divano nel film di Cristina

Il nuovo documentario firmato dalla regista. Puccinelli è disponibile in anteprima online

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Da alcuni giorni è visibile online l’anteprima del nuovo documentario di Cristina Puccinelli, ’Come Pesci Rossi sul Divano - Quando la pandemia ci chiuse in casa’. Tredici minuti che raccontano le solitudini ai tempi del Covid attraverso i video homemade mandati dai protagonisti stessi. Alla regista e attrice lucchese abbiamo chiesto di parlarci del suo lavoro.

Come e perché nasce il film?

"Durante il lockdown tutti abbiamo vissuto un’esperienza di vita nuova e ci siamo sorpresi a riflettere su qualcosa a cui non avevamo pensato prima oppure abbiamo scoperto di saper fare una cosa mai fatta o magari ci siamo ritrovati più volte in una stessa posizione, in un’atteggiamento che è diventato improvvisamente parte del nostro quotidiano. Proviamo ad entrare dentro quelle finestre che vedevamo solo da lontano, a sederci sui divani degli altri. L’idea di fare un documentario sul periodo del lockdown mi è venuta qualche giorno dopo la chiusura. Ho sentito un cambiamento radicale globale senza precedenti. L’atmosfera che si respirava in quei giorni era da film della fantascienza, apocalittica. Iniziavamo a vederci in video per farci compagnia la sera. I giorni passavano chiusi in casa, tutti uguali. E la prospettiva non era delle migliori, ovvero non se ne vedeva una vera fine e ancora non si vede".

Per scoprire, alla fine, cosa c’era ’dietro’ ogni divano?

"La mia curiosità voleva indagare tutte quelle realtà isolate che allo stesso momento vivevano solitudini, paure, crisi, chiuse ognuna nella propria casa. Nessuno ci aveva mai obbligati a stare a casa, come fossimo in guerra, ma stavolta con una minaccia invisibile, per questo inquietante ma anche difficile da digerire per i più. I racconti del pericolo sembravano favole fino a un certo punto, poi sono diventati incubi e hanno influenzato i nostri animi io credo indelebilmente. Mi sono immaginata di sbirciare dentro tutte quelle finestre popolate che vedevo affacciandomi alla mia".

Cosa fanno e di cosa parlano i protagonisti?

"Tutti erano a casa, tutti guardavano fuori con nostalgia e poi animavano come potevano la loro vita casalinga. Almeno questi erano i racconti che mi proponevano i miei amici. Il pensiero, anche un po’ voyeristico di entrare nelle case mi ha spinto a chiedere a conoscenti, e poi anche a non, di mandarmi la loro esperienza sul divano durante il lockdown".

È stato difficile realizzare l’idea che avevi in testa?

"Intuivo la difficoltà di trovare una linea narrativa per mettere assieme tutti i materiali che sarebbero arrivati, allora ho pensato che il fil rouge dovesse essere un luogo e ho scelto il divano perché è sicuramente l’elemento che ha caratterizzato maggiormente la nostra resilienza. Quindi i personaggi sono tutti collegati da un divano. Il loro. I materiali sono arrivati da tutta Italia. Molti dei protagonisti fanno parte del mondo dello spettacolo. Ci sono attori come Lidia Vitale e Andrea Ascolese, musicisti come Simone Bacchini. E molti altri. Si ripercorrono i giorni del lockdown con i dcpm, i numeri dei morti, i giorni di chiusura che aumentano fino alla riapertura, e noi siamo sempre con loro, sui divani italiani".

E dal punto di vista tecnico?

"Il lavoro è interamente fatto con i video dei protagonisti stessi, è stato montato all’inizio da remoto ed era la prima volta che mi succedeva. Il montatore aveva un programma che mi permetteva di dialogare con il materiale video e poi è stato finalizzato dal vivo con lui, Alessio Focardi, in presenza, ma in sicurezza. È stata la prima esperienza di lavoro post covid, molto segnata dalle distanze e dalle novità che queste portano".

Non solo testimonianze ma anche momenti di riflessione?

"Follie, momenti di disperazione e noia si susseguono mentre ho chiamato a fare una riflessione su questi giorni quattro esponenti del mondo dell’arte e abituati a indagare il mondo con un occhio sempre nuovo e interessante: David Riondino, attore, autore e intellettuale eccentrico e acuto; Il pittore Giuseppe Veneziano, che durante il lockdown ha partorito opere pop molto originali rielaborando il tema del Virus come piaga e motore di solitudine; il fotografo Massimo Vitali, famoso per le sue foto di massa impossibili da realizzare in quei giorni e Massimiliano Pelletti, che da sempre lavora per valorizzare e dare grazia alla materia non perfetta e inglobarla in un opera compiuta. La grazia e la bellezza sono una strada per ritrovare equilibrio in un momento storico che ci ha falciati, separati, impauriti, ammalati ed eliminati in molti. Questo piccolo documentario, visibile su CorriereTv, vuole essere una testimonianza di quei giorni, un momento per ripensare e non dimenticare".

Paolo Ceragioli