
Fusioni di fondazioni bancarie in vista? Uno spiraglio lo offre la legge di Bilancio 2023 approvata nelle scorse settimane dal governo Meloni: gli articoli sono il 283 bis, ter e quater. Nelle pieghe della più importante legge finanziaria dello Stato si cela, in mezzo alle centinaia di pagine e di articoli, un indirizzo che riguarda la possibilità (non l’obbligo), per le Fondazioni di origine bancaria, di arrivare a una fusione in cambio di "un credito d’imposta pari al 75% delle erogazioni in denaro previste nei relativi progetti di fusione per incorporazione e successivamente effettuate a beneficio dei territori di operatività delle fondazioni incorporate, le quali versino in gravi difficoltà in quanto non in grado di raggiungere, per le loro ridotte dimensioni patrimoniali, una capacità tecnica, erogativa e operativa adeguata, ai sensi dell’articolo 12 del protocollo d’intesa del 22 aprile 2015 tra il Ministero dell’economia e delle finanze e l’Associazione di fondazioni e casse di risparmio Spa (ACRI)".
In pratica, il governo ha deciso di offrire sgravi, sotto forma di crediti di imposta, a favore degli enti che si faranno carico di incorporare gli istituti a bassa patrimonializzazione (meno di 50 milioni di patrimonio) e che sulla base dei bilanci abbiano manifestato una contrazione nelle erogazioni al territorio pari al 30 per cento tra quelle effettuate nel quinquennio 2012-2016 e 2017-2021. Sulla carta, la Fondazione Banca del Monte ci ricade in pieno avendo un patrimonio netto pari a 49 milioni e avendo visto contrarsi sensibilmente le sue erogazioni nei due quinquenni presi in esame (circa 13 milioni nel 2012-2016 e poco meno di 4 nell’ultimo quinquennio caratterizzato da notevoli turbolenze per le vicende della Banca del Monte ora inglobato in Bper).
Sulla carta, dicevamo. Perché in attesa dei decreti attuativi che costituiranno la base interpretativa della legge di Bilancio ci sono da chiarire alcuni punti. Prima di tutto se il patrimonio è netto o lordo; e poi se i benefici previsti possono essere applicabili anche nel caso di fusioni tra due fondazioni che operano nello stesso territorio. Il primo pensiero in uno scenario del genere va verso la fusione per incorporazione di Fondazione Banca del Monte dentro Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, anche se, in teoria, la possibile fusione potrebbe avvenire con fondazioni di altre province. Il futuro è tutto da scrivere, insomma.
Da piazza San Martino nessun commento: il consiglio di indirizzo in carica aveva dato mandato all’attuale presidente Andrea Palestini di muoversi nel solco dell’autonomia e dunque non si contemplavano fusioni. Va anche aggiunto che il consiglio è in scadenza, verrà rinnovato nella primavera prossima, e che il quadro normativo è ancora nebuloso. Questi due aspetti potrebbero anche portare a un cambio di indirizzo. La linea del governo, pur lasciando alle fondazioni la scelta o meno della fusione, pare strategica: i soldi stanziati sono 6 milioni l’anno per un quinquennio, e considerando che le fondazioni che ricadono nei parametri sono una ventina, la direzione di marcia pare essere quella di spingere verso gli accorpamenti il maggior numero di enti possibile.
Fabrizio Vincenti