“Io c’ero, mi ricordo che...“. La Liberazione e ‘le ragazze del ‘45‘

Nel Centro Chiavi d'oro di Lucca, le "Ragazze del '45" raccontano la guerra e la liberazione, regalando preziosi ricordi e lezioni alle nuove generazioni.

“Io c’ero, mi ricordo che...“. La Liberazione e ‘le ragazze del ‘45‘

“Io c’ero, mi ricordo che...“. La Liberazione e ‘le ragazze del ‘45‘

“Io c’ero, mi ricordo che... Le ragazze del ‘45”. Questa l’iniziativa promossa per oggi, 25 Aprile, nei locali del Centro socio culturale Chiavi d’oro, dall’Atvl-associazione toscana Volonati per la Libertà. Nel punto di accoglienza e di riferimento per la popolazione anziana e per chiunque vuol condividere il proprio tempo con altri, si terrà un pomeriggio per ricordare la liberazione del nostro paese e la fine del secondo conflitto mondiale con un momento di incontro, confronto. Un modo diverso per ricordare quel 25 aprile 1945, senza parate, schieramenti e labari ma con lo stesso spirito di portare omaggio a tutte e a tutti coloro che si impegnarono per la lotta di liberazione. Voci sommesse che indugiano a tratti come se i ricordi di quel tempo lontano ne volessero impedire il ritorno. Tempi di guerra, vite bambine che si ritrovarono a vivere e condividere il dramma della guerra con tutto il suo stravolgimento, con la sua esecrabile mancanza di rispetto verso chi avrebbe dovuto crescere, giocare, sognare. La raccolta dei ricordi autobiografici è veramente un dono prezioso, un dono reciproco per chi ascolta e per chi arriva a riappropriarsi della propria vita e a ricostruirne il percorso. Non è indolore né fluido ricordare, alcuni eventi vengono edulcorati dall’oblio, altri, con sorpresa, fanno ancora male. Sono soprattutto i vuoti lasciati da persone care o da amici a venir ricordati ma, sembrerà strano, lo fanno con una sorta di distaccata malinconia o con quel senso di fatalismo che l’età delle intervistate detiene come un’efficace forma di difesa personale. Sono donne nate dal 1930 al 1940 le “donatrici” di ricordi, dopo attimi di comune esitazione, diffidenza e anche direi, pudore, si lasciano andare rincorrendosi l’un l’altra, fanno rivivere luoghi, persone, momenti. Essere sopravvissute ad una guerra le ha rese forti, la fame compagna comune a tutte loro, la paura dei tedeschi, l’attesa nei rifugi, lo sfollamento che le costrinse ad abbandonare i loro punti di riferimento, emergono gradatamente argomenti comuni e questo allenta la tensione favorendo il fluire sempre più numeroso di ricordi che si sovrappongono, si rincorrono, si ripetono. Le “ragazze del ‘45” daranno un grande contributo alla ricostruzione della storia, un dono per le nuove generazioni.

Simonetta Simonetti