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Inquinamento lago Isola Santa: "Situazione complessa"

A denunciare la situazione l’Associazione Pesca Sportiva Val D’Arni, che ha sollevato il problema

Inquinamento lago Isola Santa: "Situazione complessa"

Non è caduta nel vuoto la denuncia dell’Associazione Pesca Sportiva Val D’Arni, che nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme per la salute ambientale del lago di Isola Santa, bacino artificiale che si trova nel comune di Careggine, interessato dal fenomeno dell’inquinamento da marmettola, il materiale residuo prodotto dalle cave nella lavorazione del marmo. Alla richiesta di intervento, inoltrata dall’Associazione alle istituzioni al fine di trovare al più presto una soluzione al problema annoso e ricorrente, ha risposto direttamente l’ente Parco delle Alpi Apuane, intervenuto per verificare se e quali cave possano essere responsabili dell’inquinamento presente nel lago di Isola Santa. A monte del bacino, infatti, sono in attività diverse cave, con alcune di queste collegate al bacino sotterraneo che sicuramente alimenta la sorgente.

Tra l’altro, su una in particolare, a seguito di denunce e relativi controlli, il Parco intervenne già due anni fa con un’ordinanza di sospensione dei lavori. Tra le motivazioni della pregressa sospensione anche una inappropriata gestione delle acque dovuta alla presenza di marmettola che si disperdeva sul piazzale e nei versanti circostanti.

"La verifica della problematica - spiegano gli esperti fornendo un quadro oggettivo della situazione -, sarà molto complessa. Questo, per il fatto che i bacini idrografici che raccolgono l’acqua superficiale della zona sono diversi rispetto a quelli idrogeologici che, posti nel sottosuolo, raccolgono le acque sotterranee. La differenza di superficie e distribuzione dei due bacini rende difficile ricostruire quale sia e da dove provenga l’acqua inquinata che effettivamente alimenta la sorgente Pollaccia". Detto ciò, Il Parco ha subito avviato l’intervento di verifica, attivando la Federazione Speleologica Toscana, con cui è in corso da tempo una collaborazione formalizzata con un Protocollo d’Intesa, proprio al fine di tutelare e valorizzare le cavità e forme carsiche delle Alpi Apuane, con particolare riguardo a quelle che si trovano all’interno delle aree in cui è consentito l’esercizio delle attività estrattive. L’intervento degli speleologi sarà utile per circoscrivere i soggetti indiziati e dare così corso a controlli più stringenti e frequenti, soprattutto in cava, fino all’individuazione dei responsabili del danno ambientale.

Fiorella Corti