"Io, orgogliosa in questo inferno". Le Iene dall’infermiera-coraggio

Dopo il biglietto choc, Damiana è stata invitata in decine di trasmissioni: "Non posso: il mio posto è qui". La troupe di Italia 1 in blitz al San Luca per ringraziarla. E la valanga di solidarietà continua sui social

La Iena Alice Martinelli, originaria di Viareggio e l’infermiera Damiana Barsotti

La Iena Alice Martinelli, originaria di Viareggio e l’infermiera Damiana Barsotti

Lucca, 25 aprile 2020 - Ha dovuto declinare, garbatamente, perfino un invito a partecipare in collegamento alla trasmissione ‘Porta a porta’, per l’orario incompatibile con i suoi turni di lavoro in ospedale. Ok invece per Le Iene che manderanno in onda martedì prossimo il servizio, registrato direttamente al San Luca, dove lei lavora. E’ diventato un caso nazionale quello di Damiana Barsotti, l’infermiera di 48 anni che lavora al Reparto di Malattie Infettive dell’ospedale San Luca e che è stata accusata di essere una specie di "untrice" con un biglietto ritrovato nella cassetta della posta della madre, che abita accanto a lei. "Grazie – le hanno scritto nel biglietto choc – per il Covid che ci porti ogni giorno. Ricordati che qui ci sono anziani e bambini".

Ma lei non si è arresa e ha scelto di denunciare tutto, diventando un simbolo per ogni infermiere impegnato sul fronte dell’emergenza. Così dopo l’apparizione alla trasmissione ‘Pomeriggio Cinque’ dove ha raccontato per filo e per segno la sua storia, è stata la volta de La vita in diretta su Rai Uno. Ieri mattina, invece, l’operatrice sanitaria ha avuto il proscenio ad "Agorà", l’approfondimento di Rai Tre. Fino al blitz di ieri pomeriggio di una troupe de Le Iene guidata dall’inviata (viareggina doc) Alic e Martinelli che l’ha intervistata.

«Sì, mi rendo contro che a livello mediatico sono molto esposta – racconta Damiana Barsotti – non lo pensavo possibile nemmeno io, a me bastava raccontare quello che mi era successo. Ho dovuto dire di no a Bruno Vespa perché il mio intervento era previsto piuttosto tardi e con i miei figli e il turno da onorare non era possibile". Poi la precisazione: "Senza formulare accuse contro nessuno, come più volte ripetuto e con atteggiamento privo di rancore, volevo semplicemente far capire che sono stati 50 giorni devastanti. Come le ho confidato l’altro giorno – continua l’infermiera – ci sono state alcune mattine in cui mi sono messa a piangere prima di lavorare, perché sapevo che avrei visto morte e sofferenza. Per fortuna anche guarigioni, sempre di più. In questi due mesi di inferno ho sempre cercato di fare il mio dovere, rischiando in prima persona, come in guerra, perché lo è stata e lo è ancora".

Innumerevoli i messaggi di vicinanza e solidarietà. Tra questi anche quello della Uil Fpl Lucca, preoccupata per il moltiplicarsi di simili episodi. Un medico che viene allontanato dalla banca, appartamenti in affitto legati a neo assunti sono solo alcuni degli esempi riportati dal segretario Pietro Casciani: "Scriviamo ora – spiega Casciani – su quanto accaduto alla nostra collega, alla quale va la nostra piena e totale solidarietà, poiché la vicenda ci ha lasciato senza parole. Quanto accaduto è il segno di una società che ancora deve evolversi e fare dei passi in avanti. Non è possibile che gli stessi infermieri, medici e operatori sanitari che vengono esaltati come eroi siano poi trattati da altri, purtroppo tanti, come untori. Questo caso è solo l’apice di altri brutti episodi che si sono verificati in queste settimane, sintomo di una società ancora pervasa da preconcetti e comportamenti irrazionali. Questa emergenza a qualcuno non ha insegnato nulla". © RIPRODUZIONE RISERVATA