
Grande successo in piazza Napoleone per lo show di Alanis Morissette
Alanis, ventidue anni dopo. Ieri sera è stato un piacere ritrovare sul palco di piazza Napoleone la cantautrice canadese, davanti a un pubblico di 8.500 fedelissimi fan di ogni età. Morissette non è più la ragazza sfrontata che scriveva testi di fuoco di orgoglio femminile contro l’uomo “nemico“ e meritevole di vendetta, ma le sue canzoni, che hanno influenzato tante artiste in tutto il mondo, l’ultima della serie, per sua stessa ammissione, Olivia Rodrigo, mantengono intatta la loro forza.
Il tour 2025 celebra i trent’anni dall’uscita di “Jagged little pill“, presente quasi totalmente in scaletta, che la fece conoscere al mondo intero, sorpreso dai suoi testi senza giri di parole, ispirati da esperienze personali, anche le più oscure e sofferte, valorizzati da arrangiamenti rock per l’epoca originali.
La carriera di Alanis non è stata prolificissima (e comunque ha venduto 60 milioni di dischi e vinto sette Grammy Award) ma la sua preoccupazione è stata quella di non ripetersi e anche di esplorare altri percorsi: cinema, colonne sonore, tv, teatro, musical e un podcast su temi psicosociali. E la denuncia di abusi subiti da lei nell’adolescenza e dalle donne in generale nel mondo della musica.
Il concerto ripercorre in 90 minuti uno spaccato di vita vissuta condivisa con il pubblico, a partire, dopo una serie di filmati sulla sua carriera, proiettati sullo sfondo, da una prima hit, “Hands in my pocket“, dove Alanis suona l’armonica, citando i grandi cantastorie della musica americana che ne hanno fatto uso, da Woody Guthrie e Pete Seeger a Bob Dylan e Bruce Springsteen.
Le storie sono quelle, magari non così epiche ma personali, identificabili da tutti, come quelle di “Right through you“ o “Reasons I drink“. Rock, ma anche una parentesi acustica, per mantenere sempre alta la tensione dello spettacolo. Il resto lo fanno i pezzi più famosi, cantati a una sola voce dai fan: “You learn“, “Everything“, “Would not come“, “Ironic“ (insieme al pubblico), “You oughta know“, “Uninvited“ e “Thank you“, che chiude significativamente il set.
Un grazie a tutto ciò che può aiutare a vivere meglio: l’India, la disillusione, la fragilità, la provvidenza, la chiarezza, il silenzio. Ma anche a tanta gente che ti ascolta e ti sostiene, in ogni parte del mondo.
Paolo Ceragioli