Maledetto quel giorno… forse il peggiore che la storia della città ricordi. Quel giorno, i lucchesi persero d’un colpo la libertà, l’autonomia, le prerogative di città-comune tra i più forti della Toscana, ma ciò che fu peggio, subirono un’autentica disfatta dai pisani, i loro storici rivali che vinsero senza quasi combattere... Tra Lucca e Pisa non correva buon sangue, anzi, di sangue ne scorreva assai da quando nel 1004 si accese la prima disputa su questioni di confine che sfociò in una delle prime guerre tra i Comuni in Italia.
Da quel momento, iniziarono i confronti sul campo di battaglia sempre più aspri e sempre più estesi che consigliarono ai lucchesi di attrezzarsi con nuove Mura cittadine. Pisa era stata una Repubblica Marinara di grande prestigio e forza cavalcando il Mediterraneo in lungo e largo, ma le battaglie sulla terraferma le si erano rivelate ostili fino a comprometterne la stabilità interna e indebolendola all’esterno anche nei confronti della vicina Lucca.
Fu così che, a metà del Duecento, i lucchesi avevano ormai preso il sopravvento sugli scomodi vicini e forse niente sarebbe successo se non fosse stato per la superbia dimostrata dal principale dei propri governanti, il buon, si fa per dire, Bonturo Dati, sbeffeggiato persino dal Sommo poeta e spedito nell’inferno. Prendendosi gioco del popolo pisano e negando una pace da loro richiesta, riuscì a scatenarne una rabbiosa reazione, facendo coalizzare le varie fazioni nemiche in un unico esercito anti-lucchese, alla guida di uno dei condottieri più sanguinari, come Uguccione della Faggiuola a cui si unì anche la fazione dei Neri lucchesi, banditi da Lucca dalla parte dominante, ma che contavano ancora molti agganci in città. Erano i tempi in cui Lucca dormiva o pensava di dormire sonni tranquilli. Ma quel 14 giugno 1314, il risveglio fu amarissimo. Non ci fu l’alba perché nel cuore della notte, Lucca rimase prigioniera di un incubo per quasi due anni. Stavolta nemmeno le Mura cittadine riuscirono a salvarla. Undicimila tra pisani e tedeschi circondarono in silenzio la città, aspettando il via libera. E purtroppo, furono proprio i fuoriusciti lucchesi, rientrati di nascosto, a dare il via all’operazione che è passata alla storia come “Il Sacco di Lucca“. Dopo aver distratto il corpo di guardia in città, il futuro capitano e condottiero dei lucchesi, Castruccio Castracani, sventolò un lenzuolo dalla torre del Veglio, permettendo ai pisani di entrare indisturbati in città dalla postierla di S.Frediano, prendendo di sorpresa la città.
Per due giorni e due notti, i pisani furoreggiarono in città, mettendola a ferro e fuoco, distruggendo gran parte delle abitazioni, uccidendo molte persone e depredando la città dei suoi averi e dei suoi documenti più preziosi. Con quest’azione, Uguccione e i pisani si impossessarono della guida della città, rendendola succube con la forza e il caso volle che proprio in quei giorni, a Lucca, nella chiesa di S.Frediano, fosse riposto il tesoro papale, in viaggio verso Avignone, dove il Santo Padre nel frattempo era scappato. Un tesoro di oltre un milione di scudi che i pisani trafugarono, facendone perdere ogni traccia e a nulla servì l’interdizione papale lanciata contro i suoi aguzzini. Quel giorno, Lucca subì una severa lezione.