REDAZIONE LUCCA

Il Comune dice no ai bivacchi in centro storico

Firmata dal sindaco un’ordinanza anti degrado: fino al 30 novembre sarà vietato sedersi, sdraiarsi e dormire sul suolo pubblico

L’apparenza, quando si parla di decoro e pulizia della città, a maggior ragione di una città d’arte e turistica come Lucca, conta. È principalmente in questa ottica che il Comune emana un’ordinanza urgente anti degrado per preservare, appunto, l’aspetto “estetico“ del centro storico. Il suo salotto per intendersi, il suo principale biglietto da visita. E lo fa dicendo no, a partire da subito, “al bivacco, all’occupazione impropria di spazi pubblici e privati, di beni monumentali e di arredi urbani“.

Significa che, da ieri e fino al 30 novembre, non sarà più possibile sedersi, sdraiarsi o addirittura dormire sui giardini, sui sagrati delle chiese, sui piedistalli delle statue, o più in generale sul suolo pubblico e su pavimentazioni di edifici del centro storico. Pena una multa da 25 a 500 euro e, nei casi più gravi, anche il daspo urbano. Questo perché da una parte tali atteggiamenti, citando l’ordinanza, “pregiudicano la libera fruibilità da parte di tutti, o dei legittimi proprietari, di determinati luoghi e quindi anche la vivibilità urbana nel suo complesso“; e dall’altra appunto danneggiano l’immagine della città, dando una percezione di incuria. Alla quale contribuisce - si parla anche di questo nell’ordinanza - la produzione e conseguente sversamento dei rifiuti sul suolo pubblico che deriva dal bivacco, nonché imbrattamento degli edifici, ai quali seguirebbero interventi straordinari di pulizia che, in quanto tali, andrebbero a gravare sulle tasche dei cittadini. Ma quando si parla di rifiuti la situazione è sempre più complessa di quello che può sembrare. Non sempre, o comunque non solo, la pulizia delle strade dipende esclusivamente dall’assenza di senso civico e un’amministrazione che vuole una città pulita, deve poi essere in grado di garantire un servizio adeguato alle aspettative.

Poi ci sarebbe anche l’elemento del disturbo alla quiete notturna dei residenti, un problema di vecchia data che non sarà certo il divieto di sedersi a risolvere.

Nell’ordinanza si parla a tutto il centro storico, ovviamente, ma leggendola il pensiero va subito a piazza San Michele, essendo il luogo più caldo. Da più punti di vista. Perché se la parola degrado rimanda immediatamente ad un certo tipo di dinamiche, spesso al limite, la sua traduzione, come si evince anche dalla stessa ordinanza, a questo punto interessa chiunque: non solo senzatetto o mendicanti, anche i turisti che si siedono sugli scalini della chiesa o del monumento di turno, a mangiare; o chi la sera fa lo stesso ma con un cocktail in mano. Tutto questo è considerato bivacco e, in quanto tale, da ieri è vietato (ovviamente col giusto buon senso)

La distinzione nasce laddove si parla di sicurezza e tranquillità. Quindi di situazioni specifiche e particolari, che spesso richiedono l’intervento delle forze dell’ordine. Al di là delle risse del sabato sera, che prescindono dal bivacco, è evidente che il riferimento sia ai noti soggetti stazionari in centro (in San Michele ma non solo), in varie occasioni protagonisti di momenti di caos e tafferugli.

In alcuni casi si tratta di persone senza lavoro, che vivono di espedienti e assistenza sociale, nullafacenti, che finiscono per passare per strada la maggior parte delle loro giornate e anche oltre, qualcuno ci dorme pure. Motivo per cui è sempre stato impossibile allontanarli. Fino a ieri. L’ordinanza serve a questo. Ma allontanarli significherà molto probabilmente farli girovagare per la città o “spostarli“ fuori dalle mura. Il che vorrebbe dire spostare, e non risolvere, un problema, un disagio che, oltre che di sicurezza, dovrebbe essere sociale.

Teresa Scarcella