
Francesco Meucci
Sceglie di parlare da una posizione ”asettica” in linea con il ruolo di ”assistenza tecnica” che Coima Sgr ha avuto nel progetto di recupero dell’ex Manifattura. Manfredi Catella, fondatore e ad della società milanese, non fa però niente per non lasciar trasparire un velo di amarezza per l’epilogo avuto dalla vicenda.
”Non era un’operazione immobiliare privata – spiega – bensì un’operazione in missione per conto della Fondazione Cassa di Risparmio e condotta nell’interesse della città. Per questo il mio vuole essere un contributo costruttivo e utile al futuro di Lucca, che arriva da un imprenditore con una certa esperienza di progetti di rigenerazione urbana in tutta per tutta l’Italia.
Che giudizio dà della decisione dell’amministrazione?
”In modo oggettivo, credo che sollevi il grande tema del fare rispetto al non fare. E’ una questione che riveste carattere nazionale e anche a Lucca si è visto come spesso si finisca per scegliere il non fare”.
Cosa è mancato?
”La trasparenza. Quando uno decide di non fare deve dire cosa non ha fatto e a cosa ha rinunciato. Sarebbe stato meglio dire: qua abbiamo una soluzione di un certo tipo e qua una soluzione di un altro, bene scegliamo questa. Anche io sarei stato d’accordo se il Comune avesse scelto un altro progetto migliore del nostro”.
Ma non è andata così.
”No. E’ non è solo per colpa delle forze di maggioranza, ma di tutte, anche delle opposizioni. La responsabilità politica dovrebbe imporre a tutti di essere chiari e di spiegare esattamente perché si decide di eliminare un progetto. Qui si è fatto il contrario e senza neanche spiegare a quali numeri si stava rinunciando”
Tipo?
”Anzitutto la nostra operazione prevedeva un ricco insieme di professionalità di alto profilo, dai progettisti agli esperti di questioni legali, e tutti avevano concordato che il project financing, per quanto innovativo, era fattibile. Poi c’era la riqualificazione integrale di un quartiere che versa in uno stato di abbandono. Adesso Lucca deve trovare un investitore qualificato come la Fondazione e disposto a spendere 60 milioni di euro...".
E Tagetik?
”Una grande azienda del territorio, parte di un multinazionale, disposta a trasferire 300 dipendenti a Lucca, ma anche a Pisa, Firenzo o Milano. A loro serve una sede nuova entro il 2023. L’idea della Manifattura era piaciuta perché proiettava il ruolo dell’azienda sulla città. Ce la farà adesso il Comune a trovare qualcuno, come era la Fondazione, disposta a pagare il restauro della Manifattura? Chissà poi se a Tagetik saranno disposti ad andare là senza la riqualificazione complessiva del quartiere. Pochi sanno che Tagetik ha inviato due lettere al Comune, il 26 febbraio e il 22 aprile, per chiedere se la destinazione d’uso produttiva nell’ex Manifattura fosse compatibile con la loro produzione di software. Non hanno mai ricevuto risposta”.
Ma voi avreste accettato di perdere il recupero della Manifattura?
”Certo, a fronte di un’alternativa reale pari o migliore della nostra. Ma al momento non mi sembra che nessuno, né dalla maggioranza né dall’opposizione, sia stato in grado di portare sul tavolo un progetto da 60 milioni di euro. Eppoi, visto che il project financing lo prevede, quale modo migliore per affermare l’interesse pubblico se non mediante una gara? Allora si sarebbe potuto presentare un altro soggetto con un progetto diverso e tutti avrebbero potuto valutare qual era il migliore”.
Chi sono i vincitori?
“Non ce ne sono. Purtroppo, e lo dico da un amico di Lucca che ha lavorato con passione a un’operazione importante per il futuro della città, tutta questa storia ha solo celebrato il perfetto esempio di come si può strumentalizzare un progetto di prospettiva senza guardare l’orrizonte. Il punto vero resta la mancata trasparenza e l’assenza di responsabilità nell’assumersi certe decisioni. Adesso si rischia di dibattere sul successo del non fare”.
La Fondazione Cassa?
”Mah, parlando per assurdo è l’unica ad averci guadagnato. Il project financing le avrebbe restituto una rendita ben al di sotto degli standard del mercato, che sono intorno al 9 per cento. Mentre qui si era al 2,7 per la parte immobiliare e al 5,16 per i parcheggi, per un consolidato del 3,4. Bene, adesso l’ente di San Micheletto potrà investire i suoi 60 milioni in altro modo e guadagnare di più”.