REDAZIONE LUCCA

Falco Accame, quella vita sempre in prima linea

Al Circolo dell’Unione, il figlio Carlo ha raccontato l’ammiraglio, poi deputato (e studioso) scomparso nel dicembre scorso a 96 anni

Un incontro intenso e molto interessante quello tenutosi sabato sera al Circolo dell’Unione di Lucca, per ricordare la figura di Falco Accame, scomparso il 13 dicembre scorso a 96 anni, molto legato a Lucca, dove si era sposato e tornava spesso. È stato il figlio Carlo a narrare la sua storia e i suoi contributi alla vita pubblica della Repubblica. Falco Accame nato a Firenze nel 1925 ha percorso un moderno cursus honorum con gli Scolopi a Firenze poi il Collegio Morosini, l’accademia navale, il tifo a Brindisi, la battaglia di Cassino e lo sminamento nei Mari Italiani.

Come ufficiale ha inventato il “dragaggio FA” adottato da tutte le marine della NATO, ha comandato le forze Nato nel Mediterraneo. Dopo uno scontro con i vertici della Marina per tutelare i sottoufficiali si dimise e inaspettatamente fu chiamato dal Partito Socialista per candidarsi nella circoscrizione ligure. Eletto Deputato alla Camera, divenne presidente della Commissione Difesa della Camera e presentò numerosi disegni di legge. Craxi gli propose di diventare Ministro della Difesa a condizione di appoggiare la lobby militare industriale. Al suo rifiuto fu lentamente emarginato da Craxi.

Ha poi continuato la sua attività di tutela delle vittime delle Forze Armate e della loro sindacalizzazione creando l’associazione ANAVAFAF. Ha proseguito un ininterrotto lavoro di studio e ricerca per denunciare e combattere le ingiustizie nel settore della difesa fino alla fine. Durante tutta la sua vita non ha mai cessato di studiare e analizzare la natura della strategia. La sua essenza fu individuata in tre fattori: la creazione di una sorpresa, il cogliere i desideri inconsci del nemico e l’uso della parola. La strategia nasce da questo connubio.

Carlo Accame ha poi continuato proponendo una lettura di questa visione della strategia applicata alla guerra in Ucraina costatandone la sua assenza. "Probabilmente invece di analizzare la possibile reazione e desiderio della popolazione Ucraina, Putin si è autoconvinto dal suo stesso desiderio di ricreare quello che aveva compiuto in Crimea. Questo desiderio non gli ha fatto leggere una realtà diversa di una popolazione non contenta o supina ai sui disegni di espansione imperiale".

Si è poi parlato del caso dei Marò sul quale Falco Accame è intervenuto più volte ponendo numerose questioni: perché l’allora Ministro della Difesa ha concesso la protezione militare permanente alle navi mercantili italiane, quando, tutti gli altri paesi utilizzavano dei “contractors” privati? Perché gli armatori italiani pagavano il Ministero della Difesa meno di quello che avrebbero pagato per l’impiego di personale privato a difesa delle navi? Perché è stato scelto un corpo di élite di assalto invece che la polizia militare più adatta a compiti di sorveglianza e di repressione del crimine?

Come mai i Marò non hanno ricevuto un addestramento adeguato per le nuove funzioni, né l’equipaggiamento necessario come telecamere per riprendere eventuali incidenti e fucili a puntamento a scarto? Infine come mai l’Italia non ha rispettato l’impegno di svolgere in patria il processo nonostante le reiterate promesse all’India e in sedi internazionali?

L’ultima questione trattata è stato il caso Ustica in cui la narrazione utilizzata e prevalente è stata quella di una guerra aerea. Questa narrazione ha permesso di coprire numerose responsabilità: quelle dell’Itavia, quelle della Marina Militare per il ritardo di sette ore nel soccorso marittimo dopo che un aereo militare Breguet Atlantic avvistò l’aereo dell’Itavia a pelo d’acqua con persone ancora in vita nella vicinanza della carlinga. Come anche le mancanze emerse nel tracciamento degli aeromobili al centro di controllo del traffico aereo di cui l’Aereonautica Militare era responsabile.

"Se l’aereo fosse stato effettivamente colpito da un missile come sarebbe stato possibile trovare la carlinga dell’aereo in gran parte integra? Se un missile avesse abbattuto l’aereo i suoi resti si sarebbero sparsi un miglia di pezzi in un raggio amplissimo, a meno che non fosse stato colpito da un missile di latta".

R.L.