
I carabinieri
Lucca, 28 novembre 2019. Quattro cittadini marocchini arrestati e un'italiana titolare di un bar di Altopascio ai domiciliari: è il bilancio dell'operazione antidroga portata a termine oggi dai carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Lucca, in collaborazione con i militari delle compagnie carabinieri di Empoli (Firenze), Pontedera (Pisa) e Monsummano Terme (Pistoia). A ordinare i provvedimenti è stato il gip presso il tribunale di Lucca. In carcere sono finito Icham Moussaid, domiciliato a Vicopisano (Pisa), Rachid Hezouni, 24/enne, rintracciato a Fucecchio (Firenze), frazione Galleno, all’interno di un’abitazione condivisa con altri connazionali, e Bouchaib Jarmouni, 31/enne, arrestato in Monsummano Terme (PT) in un’abitazione nella quale si trovava detenuto agli arresti domiciliari per altra causa. Ai domiciliari Silvia Tocchini, 40 anni, titolare di un bar di Altopascio.
In corso le ricerche all’indirizzo di due cittadini stranieri colpiti da misura cautelare, allo stato irreperibili. Altri due cittadini stranieri sono indagati a piede libero. Su di uno grava l’obbligo di dimora nel Comune di Altopascio, con il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione dalle 20 alle 7 del mattino. Tutti gli indagati sono responsabili a vario titolo per un ingente traffico di cocaina e hashish a clienti di cittadinanza italiana, noti da tempo come tossicodipendenti. Ricostruendo le loro storie personali si è giunti a calcolare diverse centinaia di acquisti di sostanze in un arco temporale molto lungo.
L'INDAGINE
E' partita lo scorso gennaio quando Icham Moussaid, domiciliato a Vicopisano (Pisa) ed oggi arrestato, veniva sorpreso ad Altopascio insieme ad un cliente: entrambi erano in possesso di alcune dosi di cocaina e di una banconota da € 50. La ricostruzione del circuito di rapporti del marocchino portava alla scoperta di un intenso e regolare fenomeno di spaccio per un ampio ventaglio di clienti. E di individuare altri spacciatori, ciascuno con un proprio "portafoglio" di utenti che acquistavano cocaina e hashish, sempre con base ad Altopascio.
LA TECNICA
Ogni spacciatore, utilizzava diverse utenze telefoniche, sulle quali veniva contattato dai clienti e che sostituiva di frequente per tentare di non destare sospetti ed eludere le indagini in corso. Gli spacciatori memorizzavano sul proprio telefono (e non sulla sim) i contatti dei clienti, ai quali comunicavano in codice i vari cambi di utenza. Lo stesso facevano quando cambiavano località di spaccio o in vista di periodi di assenza. Alcuni dei numerosi clienti contattati dagli inquirenti hanno contribuito a ricostruire il fenomeno e a rendere possibile il controllo dei movimenti degli spacciatori.
CLIENTI-COLLABORATORI
Alcuni clienti hanno ammesso di avere - in cambio di trattamenti di favore nelle forniture - agevolato l'attività dei pusher in esigenze di carattere logistico: gli spacciatori venivano accompagnati da loro nei luoghi di spaccio o venivano rifocillati con cibo quando si intrattenevano “a lavoro” oltre il tempo previsto.
L'AUTO INTESTATA
Un impiegato italiano che non riusciva a pagare le numerosi dosi di cocaina che acquistava si è offerto di intestarsi un’autovettura, appositamente acquistata e pagata dagli spacciatori presso un concessionario del luogo. Il cliente regolarizzava tutti i documenti di circolazione ed assicurativi, ricompensato "in natura" con dosi di sostanze stupefacenti. Altri clienti, non in grado di pagare la droga nell'immediato. lasciavano in pegno alla banda il telefono cellulare o altri oggetti anche di poco valore, che venivano restituiti al saldo del debito.
LE ZONE
Lo spaccio avveniva in alcune aree boschive di Altopascio (più volte salite agli onori delle cronache per traffici notturni di varia natura) , dove gli spacciatori, dal primo pomeriggio a tarda notte, si nascondevano tra la vegetazione, in attesa dei clienti che, prevalentemente in auto e previa telefonata d'intesa venivano avvicinati sul ciglio della strada.
AL BAR
Le indagini si sono concentrate anche su un bar di Altopascio, la cui titolare, Silvia Tocchini, 40 anni, è stata sottoposta ad arresti domiciliari. La donna emersa nell’indagine perché consumatrice di cocaina, aveva dichiarato di essere “vittima” del fenomeno dello spaccio, in quanto costretta a sopportare la presenza nel locale di stranieri, dediti al consumo e alla cessione di droga. Più avanti, la donna ammetteva di aver tollerato la situazione anche per godere di condizioni di favore nell’acquisto dello stupefacente. Infine, è emerso il suo ruolo attivo nella consegna delle sostanze e nel ritiro delle somme date in pagamento: il suo locale era di fatto diventato sede dell'organizzazione allo scopo di rendere meno riconoscibile dall'esterno le attività di compravendita della droga. Clienti e spacciatori erano infatti mischiati fra i comuni avventori. La Procura della Repubblica aveva avanzato una richiesta di sequestro preventivo del locale, che il gip aveva a suo tempo respinto, essendo venute meno le esigenze cautelari, in seguito all'arresto dei protagonisti dell’attività di spaccio.