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Dieci candeline per Lu.Me. “Un modello da seguire“

Il coordinatore Emilio Iavazzo e traccia un bilancio del progetto industriale “Fieri di quello che abbiamo costruito, come gli appuntamenti per le scuole“.

Dieci candeline per Lu.Me. “Un modello da seguire“

D’estate i biglietti per i dipendenti per assistere al Summer Festival, d’inverno le tante iniziative nelle scuole. E ancora le raccolte di libri per bambini delle scuole dell’infanzia e nei reparti pediatrici degli ospedali. Difficile elencare tutte le iniziative sviluppate in dieci anni da LU.ME. (Lucca Metalmeccanica) che riunisce A.Celli, Fapim, Fosber, Gambini, KME Italy, Körber, Rotork Fluid Systems, Sampi e Toscotec, con il supporto di Confindustria Toscana Nord. Aziende intenzionate a impegnarsi per il territorio, come conferma il coordinatore Emilio Iavazzo che traccia un bilancio di dieci anni di attività del progetto che definirlo raro, in un mondo troppo votato a una dimensione utilitaristica ed esclusivamente d’impresa, non pare fuori luogo.

Come nasce l’esperimento di LU.ME?

"Torniamo indietro di dieci anni, al marzo 2013: 10 aziende del settore, in alcuni casi anche concorrenti nei soliti mercati, decidono di unirsi con uno scopo ben preciso: fare sinergie sul territorio lucchese, in particolare guardando ai dipendenti delle aziende stesse, circa 3000 persone, ecco come nasce LU.ME".

Dieci anni: un bilancio?

"Dieci anni sono tanti, questi progetti nascono con tanto entusiasmo che poi si perde con il passare del tempo, con LU.ME invece siamo riusciti a andare avanti, prima con Bellandi e poi dal 2019 con me alla guida. Nel 2020, Confindustria ha inserito LU.ME nelle best practises, dunque come un modello che vorrebbero fosse seguito ovunque".

Quando si parla di mondo industriale siete un po’ una mosca bianca: non c’è tutta questa attenzione per una dimensione non produttiva.

"Non giudico gli altri, nella nostra esperienza c’è un livello di serietà molto alto, quasi una affiliazione lavorativa a LU.ME anche se tutti lo facciamo gratuitamente".

Di recente avete dato vita anche a uno spettacolo sulla sicurezza sul lavoro al Teatro del Giglio.

"E’ nato quasi per caso, in molti avevamo manifestato l’esigenza di parlare di quel tema e così si è sviluppata l’idea. La fortuna è che al tavolo abbiamo soggetti interessati a far bene sul territorio".

Di quali progetti andate particolarmente orgogliosi?

"Degli appuntamenti annuali fissi, penso a Eureka con le scuole elementari, con 2000 ragazzi coinvolti in dieci anni, coinvolti a un livello che direi ingegneristico. Oppure penso al progetto per i collegamenti tra studenti e mondo del lavoro con le scuole superiori, anche in questo caso con migliaia di ragazzi coinvolti. Siamo andati anche in aula con test utili per l’orientamento scolastico e simulando colloqui di lavoro".

Guardando al futuro, che attività avete in programma?

"Da un po’ di tempo stiamo cercando di capire il futuro di LU.ME: vogliamo in qualche modo ritornare alla base, un po’ come provano a fare i partiti, per capire le esigenze dei nostri dipendenti. Ci vogliamo insomma mettere in discussione e ascoltare le popolazioni aziendali per andare incontro alle loro aspettative".

Fabrizio Vincenti