
di Sergio Iacopetti
Quello che era il Paese delle Favole, dove il primo week end dopo agosto si celebra la tradizionale due giorni di festa, adesso è un borgo senz’anima. Le fiamme, per fortuna, hanno finora solo lambito le sue casette in pietra, le sue stradine strette che trasudano di storia e dove il tempo sembra essersi fermato. I suoi storici balconi ingentiliti dal vivace colore dei fiori e la sua chiesetta col campanile.
Quel caratteristico paesaggio bucolico ed ameno, cartolina straordinaria del percorso che si snoda fra il paese di Pieve a Elici e la Freddana, rischia seriamente di essere danneggiato dalle fiamme che da giorni bruciano tutto quello che trovano loro di fronte. Ed il magone sale sempre più forte se si pensa che Gualdo, dal tedesco Waldum, significa ‘bosco privilegiato’. Andrea Lovi è il titolare del ristorante La Piazzetta il vero centro di aggregazione di Gualdo. "La situazione è critica ma non disperata – racconta Andrea, che dal 2019 gestisce l’avviata attività di ristorazione –. Le fiamme scendono dal versante di Massarosa, mentre noi siamo sul versante camaiorese, e sono controllate ma sono proprio sopra il nostro borgo. Certo adesso la zona è completamente interdetta e questo non ci può far stare troppo sereni".
Case, rimessaggi, annessi agricoli; tutto è vuoto a Gualdo, tutto è silente. Andrea racconta questi ultimi 4 giorni da incubo. "Lunedì sera - ricorda - già si vedevano le fiamme verso Montigiano, ma abbiamo lavorato con i clienti che aveva già prenotato, anche perché il vento spingeva verso Lucca. Martedì invece le cose sono cambiate improvvisamente: attorno alle 19,30 mi è stato comunicato dai vigili urbani che avrei dovuto chiudere l’attività perché il vento sarebbe girato. E così, mio malgrado, ho dovuto contattare tutti i clienti che avevano prenotato, ben 65, per bloccarli. E a chi ha raggiunto lo stesso il ristorante ho offerto un veloce aperitivo".
Con l’arrivo dell’ordinanza delle 15,30 di mercoledì, Gualdo è divenuto inaccessibile per chiunque se non per straordinari motivi di salute. "Mi rendo conto dell’emergenza, e questa è l’unica priorità - sottolinea ancora Andrea -. Ma penso anche a tutto il materiale che ho stoccato al ristorante e che dovrò, per forza, buttare. Perché la zona qui è completamente priva di corrente elettrica, così come è stata chiusa l’acqua a causa di un guasto ad una tubazione coinvolta nel rogo. Non possiamo far altro che attendere e sperare che questo incubo finisca. Io e i miei 5 dipendenti non vediamo l’ora di ripartire esattamente come tutto il borgo che vuole tornare a vivere. Certo dopo il Covid, che dal 2019 ci impedisce di organizzare la festa, questa è una ulteriore mazzata per una comunità orgogliosa ma piccolissima come la nostra".